Ravenna, danni all'agricoltura, via all'abbattimento di 1500 storni

Ci sono 1.500 storni di troppo in provincia di Ravenna. Tanti sono quelli che potranno essere abbattuti nel 2022 dai cacciatori, il numero più alto della Romagna, per salvaguardare l’agricoltura. Dopo il cinghiale, lo storno è la maggior fonte di danni in regione per l’agricoltura. Il piano faunistico regionale in vigore (scritto nel 2018 e valido fino al 2023) prende in considerazione i dati tra il 2010 e il 2014: in questi cinque anni i danni lamentati dagli agricoltori a causa dello storno sono pari a 1,2 milioni di euro. Quelli causati dal daino ammontano a 25mila euro. La Regione nella delibera che approva il piano di controllo, fissando i numeri massimi del prelievo, scrive che «l’impatto dello storno sulle colture frutticole fortemente intensive e vitigni pregiati, nei quali viene favorita una raccolta sempre più tardiva al fine di migliorare la qualità della vinificazione, è molto consistente». Si tratta di un uccello onnivoro che si nutre di invertebrati, uova, semi, frutta, olive e frutta e, pertanto, risulta pesantemente impattante sulle colture di cereali, sulle orticole, sulle foraggere ed in particolare sui frutteti. È inserito nell’elenco delle 100 specie invasive più dannose al mondo stilato dal gruppo Issg (Gruppo di studio sulle specie invasive dell’unione mondiale per la conservazione della natura). Il numero di uccelli cacciabili è proporzionale ai danni che vengono lamentati dalle province: in totale si possono abbattere in tutta la Regione 25mila storni, la metà dei quali in provincia di Modena. Ravenna, con i suoi 1.500 storni da abbattere è il territorio con il numero più alto della Romagna. Si tratta di cifre concordate con l’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ma «saranno possibili variazioni numeriche interprovinciali dei capi previsti; eventuali integrazioni del numero massimo di capi abbattibili dovranno essere oggetto di specifica richiesta motivata ad Ispra, condizionate al parere tecnico reso in merito». Lo storno oltretutto è protetto a livello europeo, perché nel nord del continente non si riscontrano i problemi che ci sono in Italia, e per questo può essere cacciato solo “in deroga”. C’è poi un altro problema che lo rende non cacciabile durante la stagione: la somiglianza tra lo storno comune e lo storno nero, che è più raro, e che quindi rende difficile per i cacciatori distinguere tra le due tipologie di uccelli mentre sono in volo.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui