Ravenna: Dante e le arti al tempo dell'esilio

Dopo lunghi preparativi e quasi tre anni trascorsi dalla sua ideazione, sta per inaugurare a Ravenna (8 maggio) la mostra Le arti al tempo dell’esilio, secondo appuntamento del più ampio progetto espositivo “Dante. Gli occhi e la mente”, ideato dall’assessorato alla Cultura insieme al Mar e alla Biblioteca Classense. Allestita nella ex chiesa camaldolese di San Romualdo, parte del monumentale complesso della Biblioteca Classense, e curata da Massimo Medica, responsabile dei Musei civici d’arte antica di Bologna, “Le arti al tempo dell’esilio” si propone non solo di ripercorrere le tappe del viaggio dantesco dopo il bando fiorentino, ma soprattutto di rispondere alla domanda su quali siano le opere che hanno contribuito a creare l’immaginario visivo che il poeta ha poi riversato nelle sue opere, prima fra tutte la Divina Commedia.

Il progetto espositivo

Oltre quaranta le opere in mostra, a ripercorrere un viaggio ideale fra le opere che Dante può avere visto a Firenze, prima della sua cacciata, e nelle città dove ha trovato asilo nel corso del suo lungo peregrinare. Un viaggio reso possibile dalla collaborazione con prestigiose istituzioni museali italiane e internazionali, primi fra tutti le Gallerie degli Uffizi, i Musei Vaticani e il Museo del Louvre, e con biblioteche come la Biblioteca Universitaria di Bologna e l’Apostolica vaticana. Fra i nomi più noti in mostra, Giotto e Cimabue rappresentano l’eccellenza della pittura che Dante può avere incontrato e ammirato, tanto che nel canto XI del Purgatorio li cita entrambi, nel celebre verso «Credette Cimabue nella pittura / tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, / sì che la fama di colui è scura».

Da vedere

A San Romualdo saranno esposti “I santi Crisante e Abbondio” e la “Madonna con bambino” di Cimabue, la “Madonna di San Giorgio alla Costa” e il celebre “Polittico di Badia” di Giotto. Nella sezione dedicata ai viaggi romani, spiccano il “Malato alla fonte” e la “Assetata con brocca”, ma soprattutto il “Busto del Papa Bonifacio VIII” (sarà esposto un calco in gesso) di Arnolfo di Cambio. Una parte molto ricca della mostra è poi dedicata al periodo bolognese, con importanti codici miniati, mentre al soggiorno toscano fra Pisa e Lucca fanno riferimento le opere dei fratelli Pisano, dalla “Lunetta con deposizione dalla croce”, calco in gesso dell’originale in marmo del Duomo di Lucca, di Nicola Pisano, alla “Giustizia” proveniente dalla Galleria nazionale della Liguria a Palazzo Spinola di Genova di Giovanni Pisano. Infine, la Ravenna dei Da Polenta è rappresentata da un frammento musivo proveniente dalla chiesa di San Michele in Africisco, conservato al Museo di Torcello, dalla “Madonna in trono con bambino”, prestito del Louvre, proveniente dalla prima sepoltura di Dante Alighieri e da dipinti dei giotteschi Pietro e Giuliano di Martino da Rimini. Chiude, anche idealmente, la mostra una mariegola (statuto) della scuola di Santa Maria e San Francesco dei Mercanti ai Frari, opera di un miniatore veneziano realizzata all’epoca in cui Dante si recava per l’ultima volta a Venezia, prima della sua morte. A queste si aggiungono dipinti, sculture, codici, gioielli di autori meno noti ma che hanno intrecciato la loro opera con la vita del poeta.

Segno di ripartenza

«Una inaugurazione – ha voluto sottolineare l’assessora alla Cultura del comune di Ravenna, Elsa Signorino – che per noi riveste un grande valore simbolico, perché per suo tramite intendiamo con determinazione segnare la ripartenza nel segno della cultura e delle celebrazioni dantesche, che la nostra città vive con autentico spirito di comunità».

Il Museo Dante e il nuovo Mar

Dello stesso avviso il sindaco Michele De Pascale: «Da un anno a questa parte abbiamo sempre cercato di cogliere tutte le opportunità di programmazione culturale. Siamo molto orgogliosi di avvicinarci a questo maggio che, per Ravenna, sarà molto significativo, con diverse importanti inaugurazioni». Sono attese, infatti, a breve, anche l’inaugurazione del Museo Dante e del riallestimento del Mar. «Ravenna e l’Italia – ha concluso De Pascale – non hanno mai avuto tanto bisogno come oggi di ripartire nel segno di Dante». www.mar.ra.it

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