Ravenna, contenzioso Sapir-Ap sulle aree in affitto

RAVENNA - Un contenzioso aperto da quasi ottocentomila euro, che ne segue uno appena chiuso con il versamento da parte di Ap di 81mila euro. Al centro di entrambi ci sono aree destinate alle casse di colmata e dall'altra parte lo stesso contendente: Sapir. Già, perché l'ente statale portuale e la principale società che opera nel porto, proprietaria di svariati ettari di terreni, da qualche tempo stanno discutendo a corpi di carte bollate e ricorsi sulle aree date in affitto diversi anni fa.

Sconto allo Stato

Nei prossimi giorni è fissato un arbitrato che si spera porti ad una mediazione sull'ultima questione: il diritto o meno di Autorità portuale di usufruire dello sgravio del 15%, dettato da un decreto legge del 2012, sull'affitto di 170.350 metri quadri nella lottizzazione “Piombone Ovest”, di proprietà di Sapir ma locata ad Ap sin dal 2006. Tutto è nato durante la chiusura della progettazione dell'Hub portuale, nel luglio del 2019, quando all'ente di via Antico Squero è venuto il dubbio di aver diritto allo sconto. Quando il decreto fu scritto si era in periodo di spending review. In questo senso era stata prevista la riduzione dei canoni di locazione per le pubbliche amministrazioni del 15%. Lo Stato in sostanza faceva lo sconto a se stesso ma si era in periodo di forte crisi economica. Una norma che inizialmente Autorità portuale non ha ritenuto dovesse essere applicata su quell'area perché il decreto parla di immobili per “uso istituzionale”. Una convinzione tale che Ap, in una delibera del 2012, evidenziava la sua non applicabilità. I dubbi sono venuti, come detto, nel 2019, quando l'atto di affitto è stato prolungato fino al 2024. In quell'occasione Autorità portuale ha scritto all'Avvocatura di Stato per chiarire la questione, “vista la non univoca interpretabilità della norma”, come si legge in un documento che ricostruisce la vicenda. La risposta è arrivata solo nel dicembre 2021 e “dopo numerosi solleciti”. L'Avvocatura ha consigliato di attenersi al decreto “nello specifico nella parte in cui esso prevede di non doversi applicare la variazione degli indici Istat e per contro di dover adeguare i canoni alla riduzione del 15%, rilevando in questa sede fondamentalmente solo la causa del contratto (locazione passiva) e non l’attività esercitata o lo scopo tramite essa da perseguire”.

La richiesta a Sapir

Autorità portuale ha fatto presente la cosa a Sapir richiedendo le note di credito per le fatture emesse dalla società relative ai canoni gennaio – agosto 2021, non ancora saldati dall'ente, e ha poi mandato il conto degli importi pagati, e secondo Ap non dovuti, dal luglio 2014 in poi. In forza a questo calcolo, Autorità portuale chiede a Sapir 794.576 euro e ha comunicato che in mancanza del pagamento procederà in compensazione con i canoni da corrispondere da gennaio 2022 in poi.

Sapir non ci sta

Sapir al momento non intende dare nulla ad Ap. Ritiene infatti che non sia applicabile il decreto a terreni destinati ad essere utilizzati come cassa di colmata, non considerando quindi – proprio come aveva fatto Autorità portuale nel 2012 – questo un “uso istituzionale”. Ritiene anche il contratto in corso non sia un rinnovo del precedente, condizione decisiva per l'applicazione del decreto, ma un nuovo accordo, siglato nel 2017. Da parte sua quindi Sapir chiede che Autorità portuali paghi la quota di canone non ancora versata del 2021 (264.878 euro) e l’affitto di gennaio 2022, pari a 62.319 euro. Vista la situazione ha richiesto, trovando in questo caso d’accordo Autorità portuale, un arbitrato che potrebbe risolvere il contenzioso senza passare ai tribunali.

Il precedente

Tribunali che hanno appena chiuso un’altra discussione tra i due soggetti che risale al 2015 e riguarda l'affitto delle aree in Largo Trattaroli, stipulato nel 2012. Le aree, utilizzate come casse di colmata, finirono però sotto sequestro: la procura contestava la gestione del materiale di dragaggio che era già presente al momento della locazione. Per questo Ap, imputando a Sapir tale gestione, aveva chiesto la restituzione dei canoni pagati fino ad allora. Da parte sua Sapir aveva contestato l'interpretazione, ritenendo in sintesi che dovesse essere Ap ad occuparsi del conseguimento delle autorizzazioni. Il giudice civile del Tribunale di Ravenna nel novembre 2019 respinse il ricorso: diede atto che il rapporto locativo fosse interrotto dal momento del sequestro ma sottolineò come nulla fosse dovuto all'ente dei canoni già versati, intimando invece di pagare quello di marzo 2015, mai corrisposto, pari a 36mila euro. Sentenza confermata in Appello un mese fa, l’11 marzo. Alla fine, tra interessi e spese legali, Ap dovrà versare 81mila euro.

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