Ravenna, contagi in salita ma a inizio dicembre un anno fa 65 morti in più

Ravenna

RAVENNA Il numero di nuovi casi è simile ma la gravità della situazione è ben diversa. Il confronto tra il 2020 e il 2021, se ben contestualizzato, dimostra l’importanza del vaccino ma anche la necessità di non abbassare la guardia e continuare a mettere in atto le misure di protezione individuale.Lo scorso anno, nella settimana dal 30 novembre al 5 dicembre, Ravenna era nel pieno della seconda ondata che avrebbe poi portato alla necessità di instaurare una prima zona arancione, anticipando i provvedimenti nazionali. A livello di contagi i numeri di oggi non sono troppo dissimili: nella prima settimana di dicembre in provincia si contavano 1.021 nuovi casi, in questa (dato aggiornato a ieri) si è a quota 967 nello stesso numero di giorni. C’è però una differenza non da poco: alla fine del 2020 stavamo facendo ancora i conti con il virus nella sua versione, per così dire, originale. Ovvero con quella che aveva visto il primo grande focolaio in Cina. A gennaio le cose sono cambiate, con l’arrivo della cosiddetta “variante inglese”, più contagiosa, a sua volta soppiantata dalla variante Delta. Un virus che secondo gli studi si diffonde come la varicella. Oggi quindi a Ravenna ci sono meno casi nonostante la malattia sia molto più contagiosa. La grande differenza la fa quell’85 per cento di popolazione vaccinata che, in questi giorni, sta prenotando in massa la terza dose. A gonfiare i contagi, nel 2020 come oggi, è in particolare la scuola che rappresenta circa un quarto dei nuovi casi settimanali e dove gran parte dei ragazzi non è vaccinata, visto che il farmaco non è ancora dispensabili a chi ha meno di 12 anni.

La vera differenza rispetto allo scorso anno è però nel numero di decessi. Tra il 29 novembre e il 4 dicembre di quest’anno in provincia si sono contati in totale cinque morti a causa del coronavirus. Nella prima settimana di dicembre 2020 erano stati 72, con punte di 22 decessi proprio il 5 dicembre. Un numero altissimo dovuto soprattutto al fatto che il coronavirus aveva sviluppato importanti focolai nelle case di riposo del territorio. Un problema che la provincia si è portata dietro fino a gennaio, con un numero molto alto di decessi. La scia di morti fu fermata solo dalla decisione di partire dalle strutture per anziani con i vaccini. Si è fatta la stessa cosa con la terza dose nel momento in cui il virus era tornato ad attaccare le case di riposo e si era sviluppato un focolaio importante in una struttura di Bagnacavallo. Nelle ultime settimane la situazione è molto più tranquilla.

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