Ravenna, condannato il "santone" di Punta Marina

Ravenna

Nemmeno la magia, quella di cui i tanti clienti lo ritenevano capace, è servita a evitare una condanna che dai 6 anni chiesti dalla Procura si è abbassata di poco, a 5 anni e 4 mesi. D’altronde, le accuse dalle quali Antonio Costagliola – il “santone” di Punta Marina arrestato nel febbraio del 2019 – era chiamato a difendersi, erano gravi. In particolare la truffa aggravata, per essersi fatto pagare fior fior di quattrini in virtù di consigli, prescrizioni e prestazioni tra l’esoterico e il clinico, pur non essendo un medico. Ma soprattutto la violenza sessuale nei confronti di una cliente. Al termine dell’udienza preliminare, il giudice Corrado Schiaretti ha riconosciuto ieri mattina tutte le contestazioni mosse dai pm Alessandro Mancini e Angela Scorza, concedendo all’imputato lo sconto a un terzo della pena alla luce del rito abbreviato. Assolta invece la moglie dell’uomo (assistita dall’avvocato Antonio Primiani) a sua volta finita a processo con l’accusa di favoreggiamento.

Lo chiamavano “gran maestro”
Costagliola, 56enne di origini palermitane, si è sempre dichiarato innocente. Difeso dall’avvocato Giovanni Scudellari, aveva parlato per oltre 40 minuti respingendo tutte le accuse. Lo aveva fatto esercitando la stessa capacità dialettica in grado di fare breccia sui tanti seguaci che lo chiamavano “guru”, “dottore”, “gran maestro” o amichevolmente “Nino”. Lo consideravano una sorta di mago, uno di quei santoni in grado di risolvere mali che farmaci e altri rimedi più convenzionali faticano a scacciare. Per l’accusa era tutta una truffa per spillare parcelle salate a persone influenzabili: per una seduta di mezz’ora i prezzi oscillavano tra i 25 e i 30 euro, in nero o saldati con ricariche telefoniche.

Il giro d’affari lo avevano ricostruito i carabinieri del Nucleo Investigativo, quando nel dicembre 2018 erano entrati per un controllo a casa sua; oltre a due clienti, avevano rinvenuto medicinali, marijuana, amuleti e simboli religiosi. In più, diversi cellulari dai quali era emersa un’incredibile rete di fedelissimi. Proprio da quei telefoni erano state estrapolate circa 40mila conversazioni, tra messaggi via whatsapp e sms, nelle quali Costagliola prescriveva farmaci, tranquillizzava eventuali ansie relative a problemi di salute, spingendosi anche a minacce nei confronti di chi pensava di interrompere le sedute.

L’origine dell’inchiesta
Era stata una denuncia ad attirare le attenzioni su Costagliola. Nell’agosto del 2018 una cliente aveva accusato il compagno di maltrattamenti. Quest’ultimo aveva a sua volta riferito alle forze dell’ordine che la compagna frequentava le sedute del “mago”, il quale non solo l’aveva plagiata, ma aveva anche abusato di lei. Così gli inquirenti erano andati a vedere nello studio del “guru”, allestito al piano terra dell’abitazione di Punta Marina. Avevano scoperto che riceveva senza sosta “pazienti” da almeno quattro anni. I guadagni del 56enne – ufficialmente disoccupato da 15 anni – erano stati riversati in un conto corrente in Spagna, con 34mila euro, più una casa acquistata a Tenerife e altre proprietà in Italia, oltre a ulteriori 40mila euro, frutto per l’accusa delle generose elargizioni dei clienti e degli adepti, capaci anche di spendere 300 euro per apprendere i segreti del “gran maestro” svelati durante fantomatiche lezioni domenicali.

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