Ravenna, Comune bocciato sulla mobilità dai suoi dipendenti

I dipendenti comunali bocciano le politiche di trasporto della loro stessa amministrazione. Su di loro non sfonda nemmeno il nuovo corso ecologista che vuole portare le persone ad abbandonare l'automobile in favore di mezzi pubblici o in generale di forme di spostamento meno inquinanti. Questo è quanto emerge da un'indagine portata avanti da Palazzo Merlato nell'ambito del piano degli spostamenti casa-lavoro. Un piano che vorrebbe cambiare le abitudini dei dipendenti per rendere l'arrivo in ufficio meno inquinante. Il personale del Comune, incluse le maestre degli asili, è diviso in molte sedi sul territorio e all'analisi hanno risposto in 402 (un terzo dei dipendenti comunali), la metà della quale residente in città. Una distribuzione geografica e una numerosità del campione tale da considerare lo studio anche come un buon termometro di ciò che pensa in generale la popolazione.

Nonostante l'80 per cento dei dipendenti lavori a non più di dieci chilometri da casa, resta l'automobile il mezzo di trasporto preferito (45,7%) seguito dalla bicicletta (31,8%). I mezzi pubblici, nonostante siano stati inseriti anche incentivi con rimborsi degli abbonamenti, non sfondano: il bus viene utilizzato da meno del 4% del personale (imbarazzante la percentuale di utilizzo dei mezzi pubblici urbani, inchiodata al 2,44%) e il treno dal 6,6%. L'automobile viene preferita per una serie di motivi: soprattutto per l'autonomia di movimento (64,14% delle risposte), poi per un servizio pubblico non corrispondente alle proprie esigenze (38,89%). Importanti nella scelta del mezzo privato anche la minore durata del viaggio.

Sono risposte tutto sommato attese: i mezzi pubblici ravennati non sono evidentemente visti come una valida alternativa e lo prova il fatto che, anche tra i pochi che lo usano, la scelta sia fatta per il 51% dei casi a causa della maggiore economicità del bus rispetto all'auto, solo il 18% pensa all’ambiente. Chi invece non lo usa sottolinea varie carenze che lo portano a preferire altri mezzi. Le principali: orari non compatibili con le proprie esigenze, assenza di linee che portavano a destinazione o di una linea diretta. Il 46,97% ammette semplicemente che «in auto è più comodo».

Il rispetto dell'ambiente, con buona pace del Comune che vuole spingere molto in questa direzione, è secondario. Anche chi va a lavoro in bicicletta lo fa nella maggior parte dei casi per praticità (53,08%) mentre gli aspetti ecologici sono indicati da meno di un quarto dei ciclisti (23,06%). Le automobili utilizzate sono per la maggior parte a benzina (34,85%) o a diesel (24,75%) mentre gpl e metano alimentano meno del 40% delle macchine dei dipendenti comunali. Il questionario analizzava anche gli aspetti post pandemia: il 70% degli automobilisti non ha intenzione di cambiare le sue abitudini di spostamento anche perché la maggior parte dei dipendenti sottolinea quanto sia difficile utilizzare solo mezzi alternativi all'automobile.

Così il 69%, anche al termine dell'emergenza sanitaria, continuerà ad andare a trovare gli amici e a fare spesa in auto. Percentuale che arriva all'85% se si parla di recarsi fuori a cena. La ricerca chiede infine cosa potrebbe fare l'amministrazione comunale per migliorare la mobilità dei propri dipendenti: bocciato il bike sharing, la mobilità condivisa, il trasporto intermodale. Ovvero tutte le soluzioni più innovative di trasporto. Promosso ampiamente l'incentivo all'uso della bicicletta e una maggiore disponibilità di parcheggi dell'automobile. La carenza di parcheggi è del resto un problema: solo il 38% dei dipendenti si dichiara pienamente soddisfatto dell'offerta nelle vicinanze della sede di lavoro.

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