Ravenna, chiesti 6 anni per il "santone" di Punta Marina

Ravenna

I clienti lo chiamavano “guru”, “dottore”, “gran maestro”, o amichevolmente “Nino”. Lo consideravano una sorta di mago, uno di quei “santoni” in grado di risolvere mali che farmaci e altri rimedi più convenzionali faticano a scacciare. Per la Procura, invece, Antonio Costagliola – 56enne di origini palermitane residente a Punta Marina – si è reso responsabile di truffa aggravata e violenza sessuale, sfruttando le sue abili capacità di influenzare i fedelissimi.

Dopo l’arresto, avvenuto nel febbraio di un anno fa, ieri è stata chiesta la condanna a 6 anni in abbreviato (quindi già comprensiva dello “sconto” a un terzo della pena per il rito).

Un’udienza – quella davanti al gup Corrado Schiaretti – nel corso della quale l’imputato ha rilasciato spontanee dichiarazioni. Ha parlato per una quarantina di minuti rispondendo alle domande del difensore, l’avvocato Giovanni Scudellari, e respingendo le accuse. Per consentire alle parti eventuali repliche, il giudice ha rinviato al mese prossimo il giorno della sentenza.

La denuncia “sospetta”

Le attenzioni nei confronti del “mago” erano state attirate nell’agosto del 2018, dopo la denuncia presentata dalla paziente vittima dei presunti abusi. Ma attenzione, perché le accuse non erano dirette a Costagliola, bensì contro il marito additato come responsabile di maltrattamenti in famiglia. Quest’ultimo, però, non era stato in silenzio, e a sua volta aveva rivelato alle forze dell’ordine delle sedute frequentate della compagna, che a suo dire non solo l’avevano plagiata, ma erano sfociate in veri e propri abusi. Le indagini condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo e coordinate dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal sostituto procuratore Angela Scorza si erano allora concentrate nell’abitazione di Punta Marina. Qui, nello studio allestito al piano terra, il “santone” riceveva clienti senza sosta da almeno quattro anni.

Il listino prezzi, i clienti e le chat

Sedute di mezz’ora a prezzi variabili tra i 25 e i 30 euro, rigorosamente in nero o pagate con ricariche telefoniche. Quando nel dicembre 2018 gli investigatori erano entrati per un controllo, oltre a due clienti, avevano rinvenuto medicinali, marijuana, amuleti e simboli religiosi, oltre a diversi cellulari dai quali era emersa un’incredibile rete di clienti. Proprio da quei telefoni erano state estrapolate circa 40mila conversazioni, tra messaggi via whatsapp e sms, nelle quali Costagliola prescriveva farmaci, tranquillizzava eventuali ansie relative a problemi di salute, spingendosi anche a minacce nei confronti di chi pensava di interrompere le sedute.

L’ultimo fronte, quello patrimoniale. Risultato disoccupato da 15 anni, Costagliola aveva disposto il trasferimento di quasi 34mila euro in un altro conto corrente a lui intestato in Spagna. Qui, a Tenerife, il sedicente guaritore aveva comprato da alcuni anni una casa per le vacanze, che si sommava ad altri immobili posseduti in Italia. In patria aveva pure 40mila euro, ricondotti alle visite e alle lezioni domenicali da 300 euro per formare gli “adepti”; la loro reticenza durante le indagini è stata un’ulteriore indizio sull’influenza che il “guru” era riuscito a infondere.

Fra le vittime di quella che il giudice per le indagini preliminari, Janos Barlotti, aveva definito una sudditanza psicologica figurava anche un’avvocatessa, a sua volta cliente di Costagliola. Il legale inizialmente aveva seguito il 56enne quando gli uomini dell’Arma erano entrati nel suo studio. Da qui era a sua volta stata indagata per infedele patrocinio. Perché secondo l’accusa, oltre a tutelarlo, seguiva per questioni di carattere familiare anche un’altra cliente del sedicente mago, la stessa che sentita più volte dai carabinieri aveva ammesso di essere stata vittima di abusi sessuali. Sapendo che la donna sarebbe stata interrogata dagli inquirenti, il legale si era raccomandato di non riferire nulla, né degli abusi sessuali né delle sedute esoteriche praticate dal 56enne, perché avrebbero potuto compromettere la sua potestà genitoriale. Si era anche preoccupato di registrare tale conversazione, rinvenuta poi dagli inquirenti nel cellulare del “santone”. L’avvocatessa assieme al marito era stata anche invitata alle sedute esoteriche tenute a Punta Marina. Difesa dall’avvocato Ermanno Cicognani, andrà verso l’estinzione del reato con una messa alla prova.

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