Ravenna, centro di gravità della discussione sulla bioeconomia

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La bioeconomia circolare gioca un ruolo strategico nella transizione ecologica del nostro Paese e rispetto agli obiettivi dell’Agenda 2050 per lo sviluppo sostenibile. Attorno a questa convinzione è stato organizzato il “Bioeconomy Day”, quest’anno alla quarta edizione, che ha fatto di Ravenna il centro di gravità della discussione sul tema. Nella due giorni lanciata dal cluster della Bioeconomia circolare SPRING in collaborazione con Assobiotec-Federchimica e con la Fondazione Raul Gardini, i principali attori del settore hanno fatto luce su potenzialità e ricadute positive di questa nuova economia basata sulle fonti biologiche rinnovabili, un comparto che nel 2020 in Italia ha generato un output pari a 317 miliardi di euro, occupando quasi due milioni di persone.

A evidenziare l’attenzione dell’agricoltura al tema è stato il Presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

«In Italia, nel Nord Est e nel Mezzogiorno il ruolo del settore è importante, e vede il Trentino Alto Adige e la Basilicata ai primi posti per valore aggiunto della Bioeconomia sul totale, con oltre il 9%, regioni seguite da Toscana, Veneto ed Emilia-Romagna, con un peso compreso tra l’8% e l’8,7%. In questo mondo l’agricoltura c’è e ci sarà», ha sottolineato.

Stando all’elaborazione dati di Confagricoltura, il potenziale di sviluppo della Bioeconomia in ottica circolare è elevato e diffuso lungo tutto il territorio nazionale. Si evidenzia un ruolo particolare della Bioeconomia nelle regioni del Nord-Est e del Mezzogiorno, con un peso sul valore aggiunto regionale dell’8,2% e 6,7% rispettivamente (anno 2018).

Un particolare interesse si registra per la chimica bio-based, che utilizza materie prime biologiche rinnovabili invece che fossili e partecipa in modo trainante allo sforzo che l’industria chimica sta facendo per diminuire l’impatto complessivo sull’ambiente. La mappatura mette in luce un sistema dinamico e complesso, con più di 830 soggetti (84 Università e centri di Ricerca pubblici e privati e circa 730 imprese). La filiera agro-alimentare riveste a sua volta un ruolo di primo piano nella Bioeconomia di tutte le aree geografiche, con un peso che varia da circa il 50% nelle regioni del Centro, a quasi l’80% nelle regioni meridionali.

«In questi decenni - ha commentato il Presidente di Confagricoltura - si è passati da una gestione delle eccedenze produttive a una gestione delle possibili carestie, anche alla luce di quanto sta succedendo con la guerra in Ucraina. La Politica agricola comune negli anni ha privilegiato politiche che hanno destrutturato la capacità produttiva: oggi occorre rivedere quel modello rispondendo alle nuove emergenze legate alla sicurezza alimentare e preservando le risorse naturali».

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