Ravenna, casa allagata e freni della bici tagliati: la vendetta dell'ex fidanzato

Archivio

Pensava di avere chiuso la relazione con il fidanzato in maniera pacifica, restando in buoni rapporti. Così, quando si è ritrovata con la fiancata dell’auto sfregiata, leggendo l’insulto tipico di quando il rispetto viene a mancare, non ha pensato che il mittente del messaggio fosse proprio l’ex. Lo ha scoperto a distanza di tempo, quando, in vacanza con la madre in Sicilia, un vicino di casa l’ha informata di avere notato il vecchio partner entrare in casa sua. Sono i primi pezzi di un puzzle che alla fine ha portato a processo un 38enne residente in una frazione del Ravennate, accusato di stalking, violazione di domicilio, danneggiamento e furto. Ieri mattina, la vittima delle sue vendette, costituitasi parte civile con l’avvocato Giovanni Scudellari, ha raccontato davanti al giudice monocratico Federica Lipovscek la sequenza di fatti finiti a più ripresa nelle denunce presentate un anno fa.

Casa e bici sabotate

Era la era del 15 agosto quando, rincasando, la ragazza ha trovato la casa allagata. L’acqua scendeva dalle scale e aveva invaso la camera da letto. Un successivo controllo avrebbe poi messo in luce che le tubature del lavandino erano state manomesse. Non era tutto. In casa mancava la corrente elettrica, e in piena estate, rischiava di compromettere tutto ciò che la giovane conservava in frigo. Per questo - ha spiegato ieri in aula - aveva deciso di andare a prendere una prolunga da un amico, raggiungendolo in bicicletta. Era ormai tardi quando si è resa conto che i freni del velocipede erano stati sabotati, staccati, senza nemmeno i bulloni; lo ha scoperto andando a schiantarsi dopo avere tirato dritto a un incrocio: «E’ stata una fortuna che fosse la sera di ferragosto, quando a Ravenna non c’era nessuno», ha commentato ieri la parte offesa. Dopo avere sporto denuncia contro ignoti per l’auto sfregiata e i danneggiamenti a casa, è partita per la Sicilia. E proprio in quel frangente un vicino l’ha avvisata via Whatsapp dell’insolita presenza dell’ex nei pressi dell’abitazione. Le chiavi di casa, che lei pensava lui le avesse riconsegnato, erano rimaste attaccate alla toppa della porta d’ingresso. Terrorizzata, la ragazza ha deciso di prolungare il soggiorno in Sicilia, rivolgendosi anche a uno specialista per affrontare le paure vissute in quel momento. Di lì a poco sono state le amiche ad aggiornarla di una nuova intrusione; alcune tubature in cantina erano state manomesse, e dalle stanze mancavano all’appello un computer, un paio di occhiali da sole e una borsa. La terza denuncia fatta alle forze dell’ordine, questa volta, riportava chiaramente il nome del presunto responsabilie. E quando la Procura ha disposto la perquisizione domiciliare del 38enne, sono caduti tutti i dubbi: in casa aveva proprio quegli stessi oggetti misteriosamente scomparsi. Una prova che ha portato alla notifica nei confronti dell’indagato di un decreto di giudizio immediato alla luce del quale, difeso dall’avvocato Patrizia Zaffagnini, ha preso piede il processo.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui