Ravenna, carte alla Pigna: rischiano i due dipendenti comunali

Procederà la Procura distrettuale Antimafia nei confronti dei due dipendenti comunali accusati di essersi introdotti abusivamente nel sistema informatico del Comune di Ravenna per poi passare atti ancora coperti da segreto d’ufficio alla lista civica La Pigna. Ma il documento con il quale il vice procuratore onorario Antonio Vincenzo Bartolozzi ha trasmesso il procedimento al tribunale di Bologna, competente in materia, contiene altri risvolti rimasti finora inediti nel caso politico scoppiato l’estate scorsa: gli indagati erano saliti in tutto a sei, accusati a vario titolo anche di peculato e ricettazione. E non per un solo episodio, ma per due distinte circostanze: la relazione “trafugata”, nella quale Arpae dava parere negativo sul polo scolastico di via Vicoli, e una conferenza stampa sul progetto per la nuova piscina comunale. Insieme ai coniugi Marino Venturi e Gabriella Tomaselli (questi i nomi dei due dipendenti comunali finiti subito sotto inchiesta) erano stati indagati anche la capogruppo, il coordinatore e un altro esponente della Pigna, Veronica Verlicchi, Roberto Ticchi e Andrea Barbieri. Oltre a loro, anche Ernesto Randi, organizzatore della conferenza stampa incentrata sul project financing della piscina, successivamente entrato a sua volta a fare parte della lista civica. Per tutti, il pm ha ora chiesto l’archiviazione.

Il caso della scuola di via Vicoli

Risale allo scorso luglio l’indagine della polizia locale per la fuga di notizie dal sistema informatico del Comune. Ci aveva rimesso il posto il geometra Venturi, dopo avere ammesso nel corso dell’interrogatorio di avere utilizzato le credenziali d’accesso della moglie per impossessarsi della relazione di Arpae critica circa la costruzione del polo scolastico di via Vicoli, passandolo via cellulare a Ticchi, bruciando i tempi tecnici di una richiesta di accesso agli atti avanzata dalla capogruppo. Al di là dell’accesso abusivo, sul quale ora dovrà esprimersi la Dda, il pm ravennate ha ritenuto non sussistere il reato di peculato, essendo i dati acquisiti e divulgativo «privi di alcun valore economico intrinseco» e dunque non avendo arrecato «nessun danno patrimoniale alla pubblica amministrazione». Scagionata la moglie dall’ipotesi di rivelazione di segreti d’ufficio perché «non dimostrabile» il dolo, per il marito è stata chiesta l’archiviazione per tenuità del fatto. È la stessa formula utilizzata per far cadere le accuse nei confronti della capogruppo Verlicchi e degli altri due esponenti coinvolti nella faccenda “via Vicoli”, Ticchi e Barbieri, ai quali era stato contestato il riciclaggio.

La turbativa d’asta per la piscina

Nello stesso fascicolo era finito anche un precedente episodio avvenuto nel 2020 ma accertato solo l’anno successivo: una conferenza stampa nella quale Ernesto Randi, ex presidente di Csi nuoto e successivamente entrato a sua volta tra le fila della Pigna, aveva caldeggiato un progetto per la costruzione della nuova piscina comunale presentato da un promotore rimasto però ignoto. A quell’intervento erano presenti, in qualità di spettatori, la capogruppo e il coordinatore della lista civica. Circostanza rimarcata nell’annotazione delle indagini finite sui tavoli della Procura, ventilando l’ipotesi di turbativa d’asta. Perché in seguito alle dichiarazioni pubblicate dalla stampa era partita la denuncia da parte della Arco Lavori, la ditta che poi avrebbe ottenuto il via libera del comune per il project financing, ritenutasi danneggiata in una fase di trattative ancora in corso. Per il pm, tuttavia, il fatto non sussiste, perché quelle esternazioni hanno avuto semmai «solo un generico effetto turbativo» e niente di più.

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