Ravenna, camionista trovato morto nel tir: disposta l’autopsia

RAVENNA - Lo hanno trovato morto seduto nel lato passeggero del suo camion parcheggiato lungo una traversa non molto trafficata nell’area delle Bassette. Aveva una fascetta da elettricista stretta al collo; nell’abitacolo un cutter lasciato aperto e tanto sangue. Nessun biglietto di scuse, o messaggi riguardo eventuali intenzioni suicide. Partendo da questi dettagli la Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti, e il caso al momento è trattato come omicidio per poter disporre l’autopsia sul corpo di un camionista di 59 anni, Cornel Mihalache, di origini romene ma residente da tempo con la famiglia nel Modenese. L’accertamento dovrà fare luce sulle circostanze del decesso, chiarendo se sia stato qualcuno a ucciderlo oppure se l’uomo abbia deciso di farla finita. Un dubbio che fino a ieri sera ha lasciato un velo di mistero sul ritrovamento avvenuto nella mattinata.

Via Bondi è la strada parallela a via Bassette, che porta alla moschea di Ravenna. Il tir del 59enne, un Daf blu targato Alessandria con un semirimorchio a due piani, era parcheggiato a una cinquantina di metri dal luogo di culto. La portiera del conducente era chiusa, ma non a chiave, al contrario invece di quella nel lato opposto, dov’era seduto. La strada è stata chiusa per consentire agli investigatori della Squadra Mobile di effettuare i primi rilievi, supportati dalla Polizia Scientifica con una squadra inviata da Bologna. Anche il procuratore capo Daniele Barberini e il pm di turno Monica Gargiulo sono andati sul posto.


Dall’abitacolo sono stati scaricati alcuni oggetti, tra i quali un materassino pieghevole. Nessun segno di colluttazione, le scarpe erano riposte in ordine; dettagli che farebbero propendere per un gesto autoinflitto, non fosse per le modalità singolari. L’autotrasportatore aveva una grossa fascetta tipo quelle da cantiere, larga circa un centimetro e mezzo, stretta al collo; alla stessa altezza un profondo taglio, compatibile con la lama rinvenuta. Forse il 59enne l’ha usata per tentare di liberarsi dal laccio di plastica dopo un drammatico ripensamento, ferendosi in maniera letale. Oppure potrebbe averlo fatto per accelerare i tempi di una sofferenza troppo prolungata. A ieri, non è stata nemmeno esclusa del tutto l’ipotesi di un’aggressione.
Per questo sono stati ispezionati i dintorni, il campo, la strada e le confinanti aree commerciali (alcune delle quali dismesse) per verificare la presenza di tracce riconducibili ad altre persone. Anche le numerose telecamere presenti negli stabili circostanti potranno dire molto sugli ultimi spostamenti della vittima. La sera prima l’avevano vista nel vicino bar. Avrebbe ordinato una pizza che poi ha portato fuori per consumare ai tavoli o sul camion. Quel che è successo dopo è ancora da chiarire.

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