Ravenna, bimba violentata dal patrigno: per i pm la madre sapeva

Ravenna
  • 04 ottobre 2023

Sapeva tutto, secondo l’accusa. Sapeva che le morbose attenzioni che il compagno aveva nei confronti di sua figlia minorenne nascondevano l’inquietante interesse di un pedofilo. Eppure non avrebbe fatto nulla per evitare che la bambina finisse tra le mani dell’uomo. Anzi per anni, a sua volta, l’avrebbe cresciuta a colpi di manici di scopa, ciabatte e scarpe, facendone una quotidianità in una cornice di abuso di alcol e droghe. Ora la donna dovrà rispondere proprio di tutto questo. Se nel luglio del 2022 gli abusi sessuali sono costati la condanna a 10 anni per l’allora convivente, un tunisino di 35 anni, ora è lei a essere imputata. Deve rispondere di maltrattamenti in famiglia, e a sua volta, pur consapevole delle tendenze pedofile del compagno e in quanto esercente la potestà genitoriale sulla vittima degli abusi, di non avere impedito le violenze sessuali nonostante la figlia si fosse confidata con lei. Sarebbe dovuta comparire davanti al giudice per l’udienza preliminare, ma un difetto di notifica ha comportato il rinvio del processo. Nell’attesa, la figlia, assistita dall’avvocato Christian Biserni, si è costituita parte civile.

Sette lunghi anni, per un’infanzia da incubo, fin da quando la vittima di anni ne aveva appena otto. A fare riemergere gli abusi, nel 2021, erano state le confidenze dell’adolescente con il curatore speciale. Lei, la madre e il patrigno si erano trasferiti in Nord Africa, dove a sua volta era stata vittima di vessazioni legate all’osservanza dei dettami islamici, subendo oltretutto insulti razzisti da alcuni coetanei in quanto italiana. Al ritorno in Italia era stata affidata appunto ai servizi sociali: e solo a quel punto aveva trovato il coraggio di raccontare tutto. Erano emersi così gli abusi sessuali subiti, dagli atteggiamenti ambigui ai palpeggiamenti, degenerati in stupri, ripetuti ogni due settimane. Nel 2019 il patrigno era stato arrestato, e l’estate scorsa è arrivata la condanna.

Stralciata da quello stesso fascicolo la posizione della madre, ora la donna è a processo per i maltrattamenti, dettati in larga parte dall’abuso di alcol e droghe, in alcuni frangenti, anche in presenza della figlia. In diverse occasioni l’avrebbe inoltre costretta a saltare la scuola, principalmente perché non riusciva a svegliarsi alla luce dello stile di vita sregolato. Oltre a questo, si aggiungono le violenze fisiche e psicologiche, che secondo l’accusa avrebbero costretto la minore a subire mortificanti oppressioni. L’imputata, assistita dall’avvocato Eldira Mace, dovrà comparire davanti al giudice verso metà dicembre.

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