Ravenna, apre una sezione nido alla scuola "Mani fiorite"

Dal prossimo settembre il Comune prevede di ampliare i servizi alle famiglie aprendo una sezione nido all’interno della scuola per l’infanzia “Mani fiorite”. Un progetto previsto già dal 2020, rallentato poi dalla pandemia, per andare incontro alle esigenze del quartiere e offrire una risposta ai genitori, dato l’alto numero di richieste nella zona di posti per il nido a fronte invece di un calo di iscrizioni per la materna.

L’idea dell’Amministrazione – con la scuola dell’infanzia “Mani Fiorite” trasformata di fatto in un polo per l’infanzia 0-6 anni attraverso la rimodulazione di una delle attuali sezioni – sta però trovando l’opposizione dei sindacati, preoccupati per i possibili riflessi per il personale, soprattutto in termini di esternalizzazione di alcuni servizi. Ma il fronte comune compatto sul progetto del Comune, sta lasciando spazio a crepe interne dopo l’iniziativa promossa venerdì scorso con i lavoratori e le lavoratrici da parte di una delle sigle sindacali, incontro che pare aver creato malumori e divisioni alla luce del momento storico, con il voto per il rinnovo delle rsu di inizio aprile sullo sfondo.

«E’ sconcertante – afferma Mario Cozza, segretario generale della Cisl Funzione Pubblica – come su un tema così importante come quello della esternalizzazione di una porzione dei servizi 0-6 anni, che le categorie del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil stavano affrontando insieme, coinvolgendo anche i livelli confederali delle nostre organizzazioni, qualcuno abbia scelto di gettare alle ortiche il percorso unitario, cercando di intestarsi una posizione. E’ sconcertante e trova una unica spiegazione, che però non giustifica un simile atto: siamo a pochi giorni dal voto per il rinnovo delle Rsu». Posizione analoga a quella della Uil Fpl che ha spiegato di non condividere «la scelta del Comune di Ravenna di esternalizzare» rimarcando come «la gestione diretta dei servizi da parte del pubblico» rappresenti «sempre un valore aggiunto». Nonostante i dubbi e il dialogo in corso, per i sindacati il progetto sarebbe ormai cosa fatta. «Spiace constatare come la comunicazione di una decisione già assunta, e con tempi compressi rispetto alla pubblicazione programmata per il bando, abbia chiuso la strada a una reale concertazione rispetto a un tema, quello della gestione di servizi pubblici di fondamentale rilevanza sociale, quali quelli per l’infanzia, che deve essere materia di un confronto di più ampio respiro, che definisca una visione di prospettiva del sistema educativo, coinvolgendo in maniera fattiva sia le parti sociali che i sindacati di categoria delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti» rimarca la Uil. E simile è il pensiero della Cisl. «L’Amministrazione non ci ha posti nelle condizioni di affrontare un argomento così importante in tempi adeguati ed in un quadro complessivo di analisi di tutta l’offerta educativa 0-6 anni» commenta Gaetano Greco, rsu del Comune di Ravenna e responsabile del coordinamento per il settore educativo-scolastico 0-6 anni della Cisl Fp, mentre per Manuela Drudi, responsabile del settore funzioni centrali della Cisl Fp, «è evidente che se già erano inesistenti le possibilità di far cambiare idea all’Amministrazione, tenuto conto anche dei tempi necessari all’espletamento della gara e di quelli legati alle informazioni alle famiglie in vista delle iscrizioni per il prossimo anno scolastico, ora più che mai sarebbe stato opportuno mantenere unità rispetto alle richieste per il futuro invece di lanciarsi in manovre volte solo a carpire consenso. Proprio per questo – prosegue la sindacalista – abbiamo chiesto ed esigeremo che prima di ulteriori passi venga esplicitato il progetto di sviluppo o di trasformazione dell’offerta di servizi 0-6 anni, che chiarisca tempi e azioni necessarie a conseguirlo, anche tenendo conto delle dinamiche demografiche, nonché degli eventuali riflessi in termini di personale». «Ci attendiamo e pretenderemo – conclude Cozza – un impegno formale da parte del Comune: un patto di legislatura sull’argomento, che garantisca chiarezza sia rispetto alla modalità di erogazione ed alla qualità dei servizi offerti alle famiglie, che rispetto al futuro ed alle condizioni lavorative di chi li eroga».

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