Tre anni di blocco delle prospezioni di gas per un documento che si pensava non sarebbe stato mai redatto. E invece ieri è stato approvato. Il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) è realtà e questo significa la fine della moratoria che per tre anni ha bloccato il settore upstream. Lo stop era stato deciso dal governo Conte I, con maggioranza gialloverde, e poi confermato per proroga in attesa di composizione del documento con il Conte II e la coalizione giallorossa. Ieri il ministero per la Transizione ecologica ha pubblicato il documento approvato: una sorta di piano regolatore delle estrazioni di idrocarburi in Italia. Dalle prime analisi viene confermato ciò che le ultime bozze facevano trasparire. Un sostanziale stop al petrolio, una ripartenza per le estrazioni di gas e quindi un settore, quello dell’upstream ravennate, che ora guarda con interesse alla svolta.
Il Pitesai però rappresenta sostanzialmente una mappa, che individua le aree dove sarà possibile tornare a estrarre e di per sé non significa un automatico ritorno alle estrazioni. Peraltro la pianificazione non le salva tutte: le istanze dei permessi di prospezione e ricerca già presentate alla data di entrata in vigore della Legge che prevede il nuovo regolamento, ed in corso di sospensione sino al 30/09/2021, potranno proseguire solo se hanno una data di presentazione dell’istanza successiva al primo gennaio 2010. La gran parte delle concessioni comunque potranno ripartire e certamente, come detto, la moratoria si chiude con questa approvazione: «Questo significa – commenta il consigliere regionale del Pd, Gianni Bessi, fornendo un elemento tecnico – che chi aveva domande di ricerca, prospezione o estrazione ferme al ministero ora potrà vedersele analizzate. E queste saranno vagliate in base alla zonizzazione approvata e al regolamento che è stato ultimato».
Sia il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che quello dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, avevano prospettato un raddoppio della produzione di gas nazionale. Questo in reazione ai costi crescenti dell’energia e al tentativo di recupero su una dipendenza energetica che in Italia ha, in questa fase, toccato il suo picco assoluto. Nel 2020 sono stati prodotti circa 3,5 miliardi di metri cubi a fronte dei 72 consumati: «Sono fiducioso che l’approvazione del Pitesai rappresenti, se non altro, il presupposto burocratico per giungere a questo obiettivo – prosegue Bessi –. E’ molto chiaro che non basta un regolamento per assicurarsi questo traguardo e anzi dovrebbero farci ragionare le stime che riguardano la Germania che parlano, di fronte alla situazione esistente dal punto di vista geopolitico, di stoccaggi insufficienti per il prossimo inverno. Fossi in Draghi ora mi porrei questa problematica, per la risoluzione della quale l’approvazione del Pitesai può determinare solo un primo passo».