Ravenna, Confesercenti: "Stop ai furbetti del commercio"

Regole uguali per tutti e lotta ai furbetti che aggirano le regole per poter vendere una felpa o un paio di scarpe in più. La Confesercenti scrive una lettera aperta al prefetto, al sindaco e al comandante della Polizia locale per chiedere controlli a tappeto ed equità nel trattamento delle tipologie commerciali, rappresentando un mondo, quello del commercio, non solo duramente colpito dagli effetti economici della pandemia, ma pervaso anche da logiche che ancora una volta danneggiano gli elementi più fragili.

L’appello

«Vi chiediamo – scrive il direttore Graziano Gozi – di impegnarvi con tutte le vostre forze, come segnale di rispetto e di comprensione verso il mondo martoriato delle imprese perché nelle restrizioni, nelle chiusure, ci sono figli e figliastri. E questo rischia di creare ferite profonde non solo a livello economico, tra chi non ha alcuna possibilità di aprire e chi prova a restare a galla, ma anche sociale, di fiducia nelle istituzioni, del senso di equità e giustizia». In questa fase concorrenza sleale, furbizie feriscono le piccole imprese costrette a tenere abbassate le serrande.

I furbetti della felpa

«In questo quadro, altre tipologie con grandi superfici di vendita traggono benefici utilizzando modalità discutibili. Per esempio, ci viene segnalato che alcuni supermercati continuano a vendere articoli esplicitamente vietati come merceria, abbigliamento a brand sportivo, addirittura calzature. Oppure che alcuni negozi di articoli sportivi, invece di vendere prodotti tecnici, continuano a vendere abbigliamento generalista a brand sportivo, come felpe, t-shirt, pantaloni, solo perché portano impresso qualche logo famoso». Stessa modalità, segnala l’associazione, si pratica nel mondo delle calzature che poco hanno a che fare con lo sport e nell’abbigliamento per bambini dove il confine nelle fasce della pre adolescenza sfuma con le linee per adulti. «In questo ambito occorre e si deve fare di più: perché è sotto l’occhio di tutti, perché è una concorrenza commerciale non leale, che va fermata per ridare, se non speranza, almeno dignità alle imprese colpite». Di qui l’appello alla vigilanza sul rispetto delle regole prontezza. «Una volta che il mondo che rappresentiamo sarà andato distrutto, forse certe situazioni di cui abbiamo parlato in questa missiva continueranno ad esistere, ma di certo avremo perso tutti, guadagnando solo in instabilità sociale, degrado urbano e dei centri, insicurezza del territorio. Perché una luce di una vetrina è un faro acceso su una strada anche per chi nel negozio non ci entra. E questo è un monito per sia per gli amministratori che per i cittadini».

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