Ravenna, ancora troppi morti sulle strade: 42 le vittime

Otto morti in più sulle strade della provincia di Ravenna in un anno. Il dato, che emerge dal report Aci-Istat, vede una crescita rispetto al 2018 del 23% che interrompe un decennio di decremento costante. Nel 2020, dato i tre mesi di lockdown che ha di fatto bloccato il traffico primaverile, si tornerà probabilmente a vedere un decremento.
I morti sulle strade ravennati sono stati nel 2019 42 mentre nel 2018 ci si era fermati a 34. Un aumento importante, soprattutto se si considera che il numero di sinistri è rimasto pressoché invariato: 1620, solo cinque in più rispetto all’anno precedente. Aumenta l’indice di mortalità (2,59) mentre i feriti sono pressoché costanti nel tempo: 2.208, tre in più.
Il trend della mortalità in crescita interrompe una lunga striscia di anni in cui i decessi erano in calo. Si pensi che nel 2010 c’erano stati 29 vittime in più. Nel 2006 i morti erano stati addirittura novanta. Segno insomma che negli anni le auto sono diventate più sicure, nonostante siano in aumento gli incidenti dovuti alla distrazione. Lo dice chiaramente l’osservatorio della mobilità regionale, un altro punto di osservazione per quanto riguarda quanto avviene sull’asfalto delle città che sul tema ha organizzato molte campagne.
La distrazione causa incidenti
Diverse possono essere le cause di distrazione. In primis l’utilizzo del cellulare alla guida che aumenta fino a quattro volte la probabilità di incidente, che cresce ulteriormente se dello stesso se ne fa un utilizzo di tipo manuale, ad esempio inviando un sms o controllando i social media, vizio che purtroppo è sempre più presente negli ultimi anni.La crisi economica potrebbe però porta
distrazione di tipo cognitivo ed emotivo, costituita dall'estraneazione temporanea della mente dall'oggetto principale in favore di una concentrazione sui propri pensieri, ricordi o preoccupazioni. Distrazione che a braccetto con quella da stress che, spiega sempre l’osservatorio per la Sicurezza stradaale, compromette la "working memory" impedendo al cervello di affrontare simultaneamente più attività contemporaneamente, portando a comportamenti rischiosi per gli utenti della strada.