Ravenna, altri arresti tra la "banda dei supermercati"

Ravenna

Tre li avevano arrestati i carabinieri nella notte tra l’1 e il 2 gennaio. Altrettanti sono finiti in manette a un paio d’ore dall’alba di ieri, bloccati dalla polizia al rientro dall’ennesimo colpo, al culmine di un’operazione iniziata oltre sette ore prima. Tutti “colleghi” e specialisti nel ripulire supermercati, secondo gli investigatori che stanno verificando le possibili connessioni tra i due gruppi, accomunati non solo dalle origini slave e dalla presenza ormai stabile nel Ravennate, ma soprattutto dalla tecnica utilizzata per le razzie che dall’inizio di ottobre hanno provocato l’impennata del fenomeno dei furti negli alimentari della grande distribuzione. Almeno una trentina i colpi messi a segno (con e senza successo) nel solo territorio della provincia. Un numero che ha dato il via a un’indagine serrata, coordinata dal procuratore capo Alessandro Mancini e dal sostituto procuratore Marilù Gattelli, e culminata con l’arresto di ieri.

Indagini a ritmo serrato

In manette ieri mattina sono fini tre giovani di 23, 22 e 21 anni, residenti tra Ravenna, Alfonsine e Lugo, tutti di origine kosovara e giunti in Italia quando ancora erano minorenni e non accompagnati, pertanto destinatari di speciale permesso di soggiorno. Gli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dal vicequestore Claudio Cagnini, li hanno bloccati al casello di Cotignola, mentre tornavano dall’ultimo raid in un Conad in provincia di Treviso. Gli inquirenti gli davano la caccia ormai da inizio dicembre, quando una delle auto utilizzate dalla banda era stata individuata nei pressi di Savarna, quasi in concomitanza di un furto fruttato 2mila euro. La stessa vettura, risultata di proprietà di uno straniero dell’Est Europa intestatario di una cinquantina di veicoli, era stata registrata dai sistemi di sorveglianza ben altre 14 volte, e sempre in occasione di altre irruzioni in supermercati. Era stata intercettata inoltre a metà mese nel Cesenate insieme a un’altra utilitaria, identificata come auto “palo”. E proprio pedinando quest’ultimo mezzo si è arrivati all’operazione della notte scorsa.

L’imboscata

Manca poco alle 22 di giovedì sera; il veicolo parte da Lugo, dall’abitazione di uno dei tre stranieri, e fa tappa a Ravenna e Alfonsine, prima di prendere la strada per Treviso. Fa capolino nei pressi di un campo nelle campagne della provincia veneta, a circa un chilometro di distanza da un supermercato, che intorno alle 2 di notte viene preso d’assalto. Il copione è ormai noto: entrano due persone col volto travisato dal passamontagna forzando l’ingresso con un piede di porco; uno va a colpo sicuro nelle casse e arraffa i contanti. Poi via, per i campi, a raggiungere l’auto della fuga.

Il pedinamento a questo punto si fa serrato, in sinergia con i colleghi della questura trevigiana. Da Ravenna gli investigatori intuiscono il percorso e preparano l’agguato, che avviene sulle 5.30 al casello di Cotignola. Intervengono le Volanti e le pattuglie della Mobile. Il tentativo del conducente di eludere il blocco ha vita breve. Così inizia la perquisizione. Addosso a due ragazzi vengono trovati circa 2.500 euro, nel bagagliaio sbucano due torce e una tenaglia, più alcuni vestiti di ricambio. A casa del conducente saltano fuori altri 500 euro in monete e le buste utilizzate per il versamento delle attività commerciali nella cassa continua, infine altri attrezzi come mazze e flessibili. I telefonini vengono sequestrati, perché potrebbero fornire elementi utili alle indagini.

L’arresto dei tre, infatti, fa riferimento solo all’ultimo furto. E di questo – difesi dagli avvocati Filippo Bianchini e Marco Guerra – dovranno rispondere davanti al giudice nella prossima udienza di convalida. Eppure gli elementi finora raccolti li associano al “gruppo dei supermercati”, che in pochi giorni ha visto stroncate due instancabili batterie.

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