Ravenna, al via il processo sul ponte abusivo nella pialassa Baiona

Ravenna

Ponte galleggiante o natante? Il nocciolo della questione sta tutto nella contrapposta interpretazione: secondo la Procura, che il 20 maggio 2019 ne dispose il sequestro nella pialassa Baiona a Porto Corsini, era a tutti gli effetti una struttura sottoposta ai dettami dei regolamenti in materia di edilizia. Per il proprietario nonché committente, sarebbe invece un natante, iscritto al registro nautico e pertanto non soggetto a nessun’altra autorizzazione. Sta di fatto che ora la decisione che il giudice Andrea Chibelli dovrà prendere nel processo incardinato ieri che vede come imputato Luigi Lauro, vice presidente della cooperativa di vongolari “Baiona Viva”, potrebbe avere un effetto domino con riflessi anche sullo sfruttamento del bacino inserito nella riserva del Delta del Po, dove la pesca è regolamentata dal cosiddetto uso civico.

Il sequestro

L’accusa gli contesta di non essersi munito di permesso a costruire, e di avere realizzato un manufatto vero e proprio, attraccato con tre funi e sormontato da un tetto in vetroresina a due falde, dotato di macchinari per la lavorazione del pescato tali da renderlo a tutti gli effetti uno stabilimento produttivo. C’era poi un locale dotato di ufficio, impianto elettrico con cella frigorifera e telecamere di videosorveglianza, il tutto collegato a un capanno da pesca. Circostanze sulle quali ieri è stato chiamato a deporre il comandante della polizia locale, Andrea Giacomini. Al momento del controllo c’erano sette lavoratori a bordo. Insomma, quanto bastava secondo il verbale redatto dagli agenti, per ipotizzare un’attività strutturata della pesca, organizzata in un’ottica d’impresa, e non un esercizio occasionale e rispondente a quanto previsto dall’uso civico, di cui solo i pescatori residenti e con licenza possono beneficiare entro certi limiti, per il proprio sostentamento. Seguono a cascata le ulteriori accuse: quella di invasione di terreni, in questo caso le acque e il suolo della pialassa senza nulla osta dell’Ente-Parco né del Comune. Infine l’ultima contestazione riguarda alcuni scavi realizzati in prossimità di un canale, funzionale a posare colonnine e contatori elettrici.

La difesa

Contro il sequestro, già all’epoca si è battuta la difesa dell’imputato, assistito dall’avvocato Carlo Benini, determinato ora a vedere riconosciuta dal giudice la legittimità del “pontone”, rafforzando indirettamente anche l’attività dei pescatori della cooperativa. Materia che sarà oggetto di un’ulteriore udienza a metà dicembre.

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