Ravenna, al McDrive con il Covid: condannato a 4.750 euro di multa

Positivo al Covid si è voluto togliere lo sfizio di un hamburger. Ma non lo ha ordinato a domicilio, se l’è andato a prendere direttamente al Mc Donald’s. E sprezzante della quarantena, appena consegnati i contanti, ha pure suggerito alla cassiera di disinfettarsi bene le mani per evitare il contagio, confidandole di essere infetto. Così il conto per quel panino tanto desiderato è lievitato, trasformandosi in un decreto penale di condanna da ben 4.750 euro. A tanto ammonta la pena pecuniaria emessa nei confronti di un 50enne di origini romene ma da anni residente nella campagna ravennate per l’uscita clandestina che si è concesso a inizio anno. Probabilmente non pagherà un centesimo della maxi sanzione; in quanto incensurato, l’ammenda gli è stata infatti sospesa. Ma avendo deciso di non opporsi, la pena stabilita dal giudice per le indagini preliminari è divenuta definitiva.

Rintracciato con la targa

I fatti risalgono a inizio anno. E’ del 3 gennaio il provvedimento con il quale l’Ausl Romagna ufficializzava la sua positività al coronavirus, dando il via al periodo di quarantena. L’uomo sarebbe dunque dovuto rimanere a casa, fatta eccezione per gli spostamenti dovuti a motivi di salute, oppure per andare al drive through per effettuare i vari tamponi di fine quarantena. E nel caso, non erano certo ammesse deviazioni sull’itinerario. Ma nove giorni dopo, il 12 gennaio, è uscito di casa e in auto si è diretto verso il Mc Drive di via Trieste. Restando a bordo, si è avvicinato allo sportello; ha ordinato e ha attesto che l’addetta alla cassa si affacciasse per consegnargli l’hamburger. A quel punto ha pagato in contanti, per poi raccomandarsi, prima del congedo: «Disinfettati bene, perché sono positivo». Una frase inquietante, che la dipendente del fast food non ha lasciato cadere nel vuoto. La sua segnalazione ha fatto partire le ricerche del cliente, rapidamente individuato grazie alle telecamere puntate sulle targhe dei veicoli in coda per le ordinazioni. E dal confronto con il database dei contagi aggiornato dall’azienda sanitaria, è stato indagato per inosservanza dell’ordine dato dall’autorità sanitaria per arginare l’epidemia. Un reato punito dal Regio decreto del 1934, che prevede l’arresto di 4 mesi più 500 euro; il tutto convertito in 9.500mila euro di ammenda (contando 75 euro per ogni giorno di di detenzione) e ridotti della metà per via del rito alternativo. Il 50enne, difeso ora dall’avvocato Lisa Venturi, nel frattempo è guarito. Ma quel panino pagato a gennaio - chissà se con un tocco di goliardia fuori luogo o con un’inspiegabile apprensione per la salute della cassiera - gli si è riproposto lo scorso 7 aprile, con la notifica del decreto penale a firma del giudice Andrea Galanti. Una condanna che, non impugnata, è ormai divenuta definitiva.

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