Ravenna, 56enne surfista imolese salvato dalla Guardia Costiera VIDEO

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Nel primo pomeriggio di ieri, la Sala Operativa della Capitaneria di Porto - Guardia Costiera di Ravenna è stata allertata da un cittadino che, stazionando nei pressi del fanale verde della diga nord del porto di Ravenna, aveva notato, in lontananza, un surfista alla deriva, sospinto verso il largo a causa del forte vento di terra. Nel giro di pochi minuti la motovedetta SAR CP328 ha raggiunto il surfista che veniva recuperato a bordo del mezzo militare e trasferito in sicurezza presso lo scalo di Marina di Ravenna.

Il surfista, un uomo di 56 anni di Imola, pur rinunciando alle cure sanitarie, affermava di essere rimasto alla deriva per circa un’ora poiché a causa del vento proveniente da terra e della stanchezza accumulata, non riusciva più a ritornare a riva, verso le spiagge di Porto Corsini, da dove aveva preso il largo da solo; inoltre, emergeva che non era particolarmente esperto nella nuova disciplina, poiché, a suo dire, era “solo alla quarta uscita in mare, con il wing-foil”, ossia una nuova disciplina nata dalla fusione di surf, kitesurf e sup, ossia una tavola molto performante dotata di ampia deriva e di una ala gonfiabile, che consente di raggiungere, in particolari condizioni, anche i 31 nodi di velocità.

Dalla vicenda, emerge l’intelligente intuizione del privato cittadino che ha allertato la Guardia Costiera appena si è reso conto della potenziale situazione di pericolo, restando sul posto sino all’arrivo dei militari, per non perdere di vista il malcapitato, per come anche espressamente richiesto dalla Sala Operativa, essendo proprio tali natanti da spiaggia” privi di qualsiasi dotazione di soccorso e di mezzi di comunicazione.

Si raccomanda, invece, a coloro che intendono effettuare gli sport acquatici di impiegare idonee attrezzature tecniche, in particolare di equipaggiamenti per difendersi dai rischi di ipotermia, ed evitare di esporsi ai pericoli, valutando sempre bene le condizioni meteo-marine ed avendo cura di farsi assistere da altri amici/conoscenti, almeno da terra, proprio per poter allertare prontamente i soccorsi, in caso di concreto pregiudizio per la salvaguardia della vita umana in mare.

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