Raul Gardini, il tuffatore di Ravenna. L'ultimo libro sull'imprenditore amante del mare

Aria di Mare

RAVENNA. A 29 anni dalla sua morte improvvisa Raul Gardini continua a incuriosire e a far discutere. Proprio nei giorni scorsi si è tornato a parlare di lui in occasione dei 30 anni di Mani Pulite. Sulla sua figura di imprenditore audace e innovativo e di uomo amante del mare e della vela sono stati scritti non pochi libri. Nei giorni scorsi ne è uscito un altro, “Il tuffatore” di Elena Stancanelli, edizioni La Nave di Teseo, che ha l'ambizione di indagare la figura del patron del Moro di Venezia sotto un'altra angolazione.

“Nel tuffatore”, si spiega nella presentazione del libro, “convivono eleganza e passione per il rischio. Raul Gardini aveva imparato da ragazzino a tuffarsi dal molo di Ravenna. Bello, seduttivo, sempre abbronzato, erede acquisito di una delle più potenti famiglie industriali italiane, aveva l’ambizione di cambiare le regole del gioco e la spregiudicatezza per farlo. Spinto dal desiderio, dall’ossessione di andare più dritto e veloce verso la risoluzione di qualsiasi problema. A qualunque costo”.

Stancanelli racconta la parabola del ravennate “come il romanzo di una generazione scomparsa, fatta di uomini sconfitti dalla storia, fieri del loro coraggio, arroganti, pronti a rischiare fino all’azzardo. Uomini a cui era difficile resistere. La vicenda di un imprenditore partito da Ravenna per conquistare il mondo entra nella vita e nei ricordi della scrittrice, intreccia le canzoni di Fabrizio De André, si muove sullo sfondo di una provincia romagnola tra fantasmi felliniani, miti eroici, ascese improvvise e cadute rovinose. Intorno, i sogni di gloria di un paese che guarda all’uomo della provvidenza con speranza prima, e con sospetto poi. Fino a quando tutto crolla. E il tuffatore resta lassù, da solo, sospeso in volo tra la vita e la morte”.

Raul Gardini era nato a Ravenna il 7 giugno 1933. La sua morte arrivò impprovvisa il 23 luglio 1993 durante il periodo di Tangentopoli e Mani Pulite. Il suo corpo fu ritrovato al mattino senza vita nella sua casa milanese all'interno del settecentesco Palazzo Belgioioso. Le indagini stabilirono che si trattò di un suicidio: Gardini si sparò un colpo di pistola alla testa. Ma non furono mai sopite le voci che sostenevano potesse trattarsi di omicidio, anche se di prove oggettive non ne furono mai presentate.

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