Il ratto di Europa, il mito da Elio Morri a Dario Fo

Cultura

Europa, la figlia di Agenore re di Tiro, città dell’antica Fenicia, l’odierno Libano, sta raccogliendo fiori con le amiche vicino alla riva del mare. Zeus, sempre in giro a caccia di giovani donne da sedurre, se ne innamora all’istante. Convince Ermes a condurre i buoi di Agenore verso la spiaggia, si trasforma in un possente toro bianco e si mischia ad essi. Arrivato davanti alla fanciulla si inginocchia, soffia dalle narici un intenso profumo di zafferano e lei, inebriata e per nulla intimidita, gli sale in groppa e insieme attraversano il mar Egeo fino a Creta. Una “fuitina” poco riuscita perché una volta giunti sull’isola, quando Zeus si manifesta in tutta la sua maestosità, la principessa rifiuta le sue pretese amorose e fugge. Ma il re degli dei, astuto ed esperto trasformista, cambia ancora d’aspetto diventando un’aquila, il rapace che lo rappresenta, la raggiunge in un boschetto di salici o sotto un platano, non è chiaro, e la fa sua. Europa, che diventerà la prima regina di Creta sposando Asterione, avrà dal divino predatore seriale almeno tre figli, tra i quali Minosse che darà origine alla civiltà cretese. Da allora, in suo onore, il nome Europa indica le terre a nord del mare Egeo.

Sulla base di questa leggenda, lei e il toro figurano sulla moneta da 2 euro coniata dalla Grecia il 1° gennaio 2002. Quattordici anni prima Elio Morri (Rimini 1913-1992) realizza per il “Centro Robert Schuman per l’Europa” di Metz il pezzo da 50 ecus che per la sua bellezza viene promosso a 1000. Nella moneta, contrapposta al profilo dello statista francese, risalta una leggiadra Europa soffocata da stemmi e scritte, mentre siede sul dorso di un vivace torello con la testa alta. Il tema è ripreso da Angelo Basso (Rimini 1943 – Scandiano 2011) durante il suo “periodo americano”. Trasferitosi dopo il 1975 negli Stati Uniti, Basso inizia a produrre piccoli bronzi dedicati al mito. Tra queste anche il “Ratto di Europa” dove la levigata e lucida bellezza della principessa contrasta con la ruvida materia del toro sul quale siede. Pietro Melandri (Faenza 1885-1976), pittore, decoratore, scenografo, uno dei grandi ceramisti del ’900, maestro della tecnica delle “riflessature a lustri”, realizza negli anni Trenta una splendida “fiamminga” color ametista con al centro un grande toro accovacciato languidamente abbracciato da Europa.

Figure di grande modernità, che Melandri recupera in un pannello ceramico coevo dedicato alla costellazione del Toro. Più recentemente è Dario Fo (Sangiano 1926 – Milano 2016) che inserisce il “Rapimento di Europa” fra altri miti nel collage e tempera del 1995. Una immagine molto “cretese” della nobile fenicia che compiaciuta emerge in un trionfo di colori dominati dal rosso e dal blu. Non mancano esempi nei quali il mito diventa allegoria politica. Così è per l’opera di Max Beckmann (Lipsia 1884 – New York 1950), il maestro dell’Espressionismo ospite nell’estate del 1927 del Grand Hotel di Rimini. Dipinta nel 1933, la sua Europa è una giovane bionda con il taglio di capelli “alla maschietta”, molto tedesca, che urla bocconi sul collo del mostruoso toro simbolo della furia nazista.

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