Rimini, "Ragù" ce l'ha fatta e ha messo in rete i ricettari di casa

Archivio

L’embrione dell’idea l’avevamo raccontata nel 2019. Il “Ragù” della ricercatrice riminese Mila Fumini si è arricchito di sapori, che sono le storie gastronomiche e umane. E dopo tanti incontri, seminari, sessioni di catalogazione, sta per prendere la forma con cui era stato pensato: quella digitalizzata e condivisa di un grande archivio di memoria che fisicamente però non esiste in alcun posto, ma finora era sparso fra i cassetti e le dispense di decine e decine di case e custodiva, nell’ombra, le memorie gustative, olfattive e affettive di altrettante famiglie. “Ragù”, acronimo che ci cattura evocando il profumo di casa per eccellenza dalle nostre parti, sta per Rete archivi del gusto, sarà pronto a prendere il proprio spazio nella rete entro maggio. E poco dopo, a giugno, festeggerà proprio a Rimini, da dove tutto è partito con una serie di incontri, a quello del 24 alla biblioteca Gambalunga seguirà una cena con le ricette dei primi quaderni di casa che sono entrati a far parte del portale, concessi proprio da alcune azdore del Borgo San Giuliano di Rimini.

Un passo indietro

Ma ricapitoliamo. Tutto comincia nel 2017 quando, ha raccontato ormai molte volte Mila Fumini, stava sistemando la cantine di una casa acquistata da una amica a Bologna. Trovarono una scatola piena di appunti e ricette scritte a mano, appartenute a chi aveva vissuto lì prima di loro. La sua amica le buttò e lei, abituata a ricostruire la storia attraverso carte di tempi antichi, ne soffrì. Era anche quello un patrimonio di memorie, saperi e vissuti che andava perduto per sempre. Da storica, lei sa la storia può essere alimentata dalle fonti meno istituzionali e irrituali, e quelle sono sempre ad alto rischio di oblio. Oggi, poi, la perdita di memoria galoppa veloce e nella vita di tutti i giorni, il digitale non ci aiuta: mail, foto sul telefonino, documenti impalpabili della nostra esistenza, file che spesso non archiviamo, e le nostre vite svaniscono con loro. Ma Mila Fumini è anche esperta di digital humanities, ovvero sa unire discipline umanistiche e informatiche, per veicolare attraverso il web documenti anche antichi. La ricercatrice ha fatto due più due, e da quel ricettario buttato, dalle riflessioni conseguenti è nato il suo progetto: ricettare ricettari domestici digitalizzandoli e dando loro rango di fonte. Ne ha parlato coi colleghi accademici, ha fatto le prime chiamate pubbliche, e in seguito ai primi articoli di giornale pubblicati nel 2019 si sono fatti avanti altri “donatori”, anzi donatrici, di ricette. Ragù oggi è chiamato dagli Istituti di cultura italiana nel mondo, Mila Fumini ha raccolto ricettari degli emigrati italiani a Lima in Perù, lo farà a Zurigo in autunno e a Vienna. In mezzo ci sono state molte città italiane e dell’Emilia-Romagna in primis.

Ricette e storie di donne

Il progetto Ragù è un lavoro scientifico, di ricerca, non di culinaria. Ma è proprio attraverso il cibo che ancora una volta la storia si nutre e rivela ponti temporali attraverso l’attività tipica femminile di lasciare tracce di sé attraverso i quaderni di cucina casalinga. «Sto lavorandoalla digitalizzazione del fondodei Medici per l'istituzione Medici Archive Project con una fellowship della NEH -National Endowement for theHumanitiese sto studiando un carteggio fra Maria Salviati madre di Cosimo I e la moglie Eleonora da Toledo. Fra le lettere ce ne sono alcune che toccano l’argomento cibo e anche qui come elemento molto pratico: deve nutrire, fortificare, curare. Nei secoli sono le donne, più che i medici o gli studiosi, a maneggiare questo tema. Non esiste in genere nella ricettistica femminile di qualsiasi epoca alcun compiacimento intellettualistico, i ricettari sono manuali di pratica». Fra quelli novecenteschi raccolti per Ragù, «ci sono anche quaderni in cui le ragazze degli anni Cinquanta facevano i loro esercizi di economia domestica moltiplicando dosi e calcolando i costi di un pranzo», spiega Fumini. Fra una ricetta e l’altra, spesso sono riportati pensieri, massime, appunti di viaggi, incontri, amicizie, date di matrimoni, addii, partenze e ritorni, consigli alle figlie che escono di casa, tante feste da celebrare. «C’è in questi ricettari una sovrabbondanza di ricette di dolci e torte, proprio a testimoniare che si fissa nero su bianco il piatto della festa, buono per le ricorrenze – spiega la storica –, mentre va da sé che la ricetta di uso quotidiano non ci sarà. Quella del ragù, ad esempio... perché ognuna sa fare il suo senza bisogno di una ricetta scritta». «I ricettari domestici sono fonti povere, matrilineari, e come tali non schiacciate da istituzionalità o ritualità, una specie di storia al contrario. Fonti sottostimate, spesso scritte da illetterati, ad alto rischio di essere disperse. Il mio istinto è sempre stato quello di andare a cercare la storia che c’era dietro, la radice, e ho capito che maneggiando questo materiale, andavo costruendo il progetto della mia maturità». Ci aveva detto così Mila Fumini nel 2019. Ha tenuto fede ai suoi propositi, di ricettari di casa ne ha raccolti, fotografati e digitalizzati un centinaio. Ma non è ancora finita, da un lato la raccolta continua, dall’altro la condivisione, per cui quei quaderni erano stati scritti a penna, riparte ora nella rete.

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