URBINO. «Chi non viene a Urbino nell’anno di Raffaello non ha capito niente dell’artista: tutto parte da qui. Noi, inaugurando l’anno delle celebrazioni, lo accompagniamo nel suo viaggio verso la modernità».
Sintetizza così Peter Aufreiter, direttore della Galleria Nazionale delle Marche, il senso della mostra che la città marchigiana dedica al genio a 500 anni dalla sua scomparsa.
Allestita a Palazzo Ducale, l’esposizione dal titolo Raffaello e gli amici di Urbino intende raccontare, da oggi al 19 gennaio 2020, l’artista rinascimentale a cui la città ha dato i natali (Urbino 1483 – Roma 1520), indagando la cultura e l’ambiente in cui Sanzio si formò, a partire dalla bottega del padre Giovanni Santi fino agli scambi di esperienze con gli artisti dei suoi giorni impegnati alla Corte dei Montefeltro e nel Ducato, in particolare i concittadini Girolamo Genga (1471-1551) e Timoteo Viti (1469-1523).

La mostra, curata da Barbara Agosti e Silvia Ginzburg, «indaga e racconta, per la prima volta in modo così compiuto – spiega Aufreiter – il mondo delle relazioni di Raffaello con un gruppo di artisti operosi a Urbino che accompagnarono, in dialogo ma da posizioni e con stature diverse, la sua transizione verso la maniera moderna e i suoi sviluppi stilistici durante la memorabile stagione romana».
È certo che il rapporto tra Raffaello Sanzio e Urbino, a prescindere dalla formazione dell’artista ancora molto dibattuta e richiamata nelle sale attraverso i possibili esordi nella bottega del Perugino e gli studi sulle opere del Signorelli, non si interruppe mai: in ogni caso è anche grazie a quell’ambiente così ricco di sollecitazioni culturali che le doti dell’artista trovano un’espressione precoce.
Non potevano che partire dall’incantevole città marchigiana, tra le colline del Montefeltro, dove iniziò il lungo viaggio di Raffaello verso la modernità, le manifestazioni a lui dedicate che culmineranno il prossimo anno nelle mostre di Roma e Londra.
«L’anno di Raffaello inizia oggi e non deve mai finire – sottolinea il direttore austriaco –. Questa è la mostra delle mostre, con opere che arrivano da tutto il mondo, alcune mai viste: Raffaello è una superstar internazionale. Un percorso non semplice e molto faticoso, durato due anni, sostenuto, tra gli altri, anche dal Mibac – anche se i 200mila euro stanziati non sono ancora arrivati».
Seguendo le peregrinazioni geografiche di Raffaello tra Urbino, l’Umbria, Firenze, Siena e Roma, il percorso documenta il contesto nel quale riuscì a emergere la sua genialità. L’evento espositivo prende avvio dal ruolo giocato dagli artisti Perugino (c.1452-1523) e Luca Signorelli (c.1454/50-1523) nella sua formazione e nella prima fase di attività artistica, ma l’esposizione è incentrata e tende a valorizzare soprattutto gli artisti urbinati Genga e Viti (il primo molto attivo anche in Romagna e destinato a un’importante riscoperta) fino a giungere all’esperienza romana, sotto il pontificato di Leone X, periodo che vide Raffaello con la sua scuola gettare le basi per i successivi sviluppi della cultura figurativa urbinate.

Le opere in mostra
Nelle sei sale espositive spiccano 19 capolavori di Raffaello, tra cui il bellissimo “Ritratto di gentildonna” detta “La muta” (protagonista di un clamoroso furto nel 1975), “Santa Caterina d’Alessandria”, “Madonna Aldobrandini” (prestata dalla National Gallery di Londra), “Ritratto muliebre” (“La gravida”) dalla Galleria Palatina di Palazzo Pitti e “Madonna Conestabile” (Hermitage, San Pietroburgo).
Le altre 65 opere sono di Luca Signorelli, Francesco Francia, Perugino (tra cui l’incantevole “Maddalena” e “Ritratto del monaco Baldassarre”), Pinturicchio e di altri amici di bottega come Domenico Alfani e appunto, dei conterranei Genga (splendido il “Martirio di San Sebastiano”) e Viti (“Noli me tangere”, tra gli altri).
Info: 0722 2760
www.gallerianazionalemarche.it
