Quei preziosi vigneti di Modigliana mangiati dalle frane

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Un silenzio assordante. È quello che è calato su Modigliana ieri mattina presto quando l’acqua ha ricominciato a cadere dal cielo. La comunità dei vignaioli che ha reso questa una delle zone romagnole più quotata per il sangiovese, sa che quelle marne che danno carattere ai loro vini sono anche quelle che cedono facilmente. Eppure, a memoria di vignaiolo, non si ricordano disastri di questa portata. C’è chi ha avuto paura, prima ancora di vedere le sue vigne rimaste sospese sul vuoto. «Non ci sono state vittime, e a guardarsi intorno, è già una buona notizia –racconta Luca Monduzzi de Il Teatro che ha casa e cantina sul Trebbio, dove la strada è stata mangiata dalla frana, motivo per cui ha dovuto anche chiudere l’agriturismo –. Aspettiamo. La notte fra il 2 e il 3 maggio, abbiamo temuto il peggio quando abbiamo cominciato a vedere i cavi dell’alta tensione portati via dalla terra tutto intorno a noi. Le mie vigne non sono state sradicate, ma non si riesce ad accedere con il trattore e stiamo valutando di fare i prossimi trattamenti a spalla». I percorsi si sono allungati per bypassare le fratture della terra: «Così è cambiata la geografia sociale del Trebbio – sottolinea Monduzzi – per raggiungere i miei vicini di casa oggi dobbiamo scendere a Faenza e salire dall’altro versante, diversi hanno dovuto lasciare le case per evitare di rimanere isolati. Io stesso ho portato i bambini in paese da amici».

Oltre che a Il Teatro, danni in vigna si sono registrati alle cantine Lu.Va, Castelluccio (non sui vigneti storici almeno), Menta e Rosmarino (la frana ha inghiottito una fresa e bloccato i trattori), Torre San Martino, Il Pratello, Villa Papiano, Fondo San Giuseppe (ancor più sul versante brisighellese); le difficoltà di movimento riguardano anche gli altri: Mutiliana, Pian di Stantino, Balia di Zola. Alla cantina Casetta del Frati un mezzo ettaro di vigneto se lo sono mangiato le frane, quattro, il Borghetto di Brola dove ha sede è rimasto isolato dopo il primo nubifragio. Spiega Renzo Morresi: «Modigliana è tutta in ginocchio: la strada del Trebbio non c'è più e 150 persone, su 4600 abitati del paese, sono state evacuate con l'elicottero. Si temono gli sciacalli. Anche a noi non è andata benissimo, ma si tratta comunque di guai minori, in confronto. La strada dei Frati, sotto la Bella Vista è scivolata a valle per metri e metri. Noi, per arrivare a Brola facciamo più di 20 km supplementari arrivando da Modigliana fino a Tredozio, poi salendo sul crinale; il guado a valle c’è, ma lo minaccia la fiumana e nessuno si fida a passare di là. Insomma, i danni alle vigne ci sono, ma il problema è che non riusciamo a entraci per fare i trattamenti e se va bene ci muoviamo con il trattore in retromarcia perché non ci sono più i margini intorno per fare manovra. Una situazione al limite dell’eroismo per sperare di portare a casa la prossima vendemmia».

Alla cantina Villa Papiano il camion degli imbottigliatori è bloccato da giorni, i furgoni sono fermi in azienda e non possono fare le consegne. Francesco Bordini, agronomo profondo conoscitore dei territori, non si abbatte: «Vietato lamentarsi, c'è chi sta molto peggio di me. Nella pianura ravennate dove abito avevano evacuato le case fino a 600 metri dalla mia. Da Modigliana non si arriva ancora a Villa Papiano. Passando da Forlì a Rocca San Casciano in 14 km ho contato 11 frane. Perderò 1500 metri quadrati di vigna, ma al mio vicinato è andata molto peggio. Possiamo solo rimboccarci e le maniche». E raccontare quel che accade. «Questa situazione è in fondo la caricatura di ciò che si vive a fare viticoltura in montagna», dice Monduzzi. «Nella sfortuna cogliamo l’occasione per poter raccontare le difficoltà di produrre vino in montagna e rendiamone consapevoli i consumatori», sottolinea Morresi. laura giorgi

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