Quattro tappe in Romagna per Alessandro Benvenuti: l'intervista

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L’andirivieni in Romagna di Alessandro Benvenuti è frequente. Tre appuntamenti lo accolgono per raccontare tormenti, gioie e passioni della pandemia nel suo “Panico ma rosa. Diario del tempo sospeso”, stasera alle 21 al teatro “Walter Chiari” di Cervia; domani venerdì 28 al Masini di Faenza, sabato 29 gennaio al teatro Mentore di Santa Sofia. L’attore tornerà in Romagna mercoledì 2 marzo dove, al teatro Moderno di Savignano, presenterà “Chi è di scena”.

Si può dire, Benvenuti, che ha fatto del lockdown un momento virtuoso per un nuovo lavoro sbocciato ora sul palcoscenico?

«È stato così, anche se inconsapevolmente; dovendo smettere di andare in scena, in quei 60 giorni del 2020 ho pensato di scrivere un diario della inaspettata pandemia, e ci ho messo dentro tanto di me: ricordi d’infanzia, impressioni del momento, accadimenti di quei giorni come gli applausi a mezzogiorno e sera, i cori dei condomini. Ogni giorno postavo i miei pensieri su Facebook e Instagram suscitando interesse. C’era chi li ascoltava prima di andare a letto, e chi al risveglio. Mi hanno quindi sollecitato a farne un libro. “Io non sono uno scrittore, mi sono detto, se ne facessi uno spettacolo?”. Ed eccomi qui a raccontare la schizofrenia di un cervello, le ferite rimaste, che non si sa bene quali siano; il testo parte dal lockdown ma parla pure di questo dopo lockdown».

Sembra avere ripreso l’incipit della sua famosa saga dei Gori aggiornandola a un tempo nuovo.

«Di fatti chi mi conosce mi ha detto: “Era dal tempo della trilogia dei Gori che non scrivevi qualcosa così intimamente legato a te”. Effettivamente mi sono messo a nudo, di solito sono un orso, non racconto le cose della mia vita. Come nei Gori “mostrificavo” i diversi soggetti raccontando i miei primi vent’anni di vita, in “Panico ma rosa” parlo di altre cose intime e personali: i giorni da chierichetto, il rapporto con la nonna, i dubbi sull’esistenza o meno di Dio, la rilettura dei Vangeli; insomma, ci sono vere e proprie confessioni dentro a un linguaggio comico e sanguigno, così come succede anche nei Gori».

Al di là del diario, come ha passato i giorni al chiuso?

«Ho trascorso 20 giorni con mia moglie come fossimo due sposini novelli; a un certo punto abbiamo cominciato a distribuire semi agli uccellini del quartiere, e stiamo continuando in questa impresa aviaria. È tornata ad abitare con noi Carlotta, la nostra secondogenita di tre figlie, grafica e fotografa, insieme abbiamo progettato. Lei ha realizzato un progetto fotografico passato nei social e pubblicato su riviste e quotidiani. Disporre di un terrazzo ci ha permesso di fare anche giardinaggio, e di sfamare fino a 25 uccelli per volta».

Come continua il suo 2022?

«Giro con “Panico ma rosa”, riprendo “Chi è di scena” dove mi affiancano due bravi attori; il teatro Menotti di Milano mi dedica una retrospettiva, in cui ripresento “Un comico fatto di sangue”. A Siena, dove sono direttore artistico dei Teatri, farò tre repliche di “Benvenuti in casa Gori”. Poi in estate, tra giugno e luglio, come avviene da 9 anni, torno nella deliziosa Marciana Marina sull’Isola D’Elba per girare due nuovi film da 100 minuti dei “Delitti del BarLume”, serie Sky molto amata».

È stato difficile imparare a organizzare la vita dei teatri, vivendo dall’altra parte del palco?

«No, no, ai Teatri di Siena ho cominciato l’anno prima della pandemia, ma da 8 anni a Roma sono direttore artistico del teatro di Tor Bella Monaca. Sin dal 1973 però sono stato direttore organizzatore; ho imparato con i Giancattivi, il teatro Rifredi a Firenze lo aprimmo noi, e fu uno dei primissimi a occuparsi di satira, inoltre sono stato produttore per 15 anni. Ho avuto compagnie, ufficio, dipendenti, sono abituato a stare sia di qua, sia di là dal palcoscenico, per gestire in maniera virtuosa i soldi pubblici che mi vengono affidati».

Cervia: euro 26-15. Info: 0544 975166. Faenza: 0546 21306; Santa Sofia: 349 9503847

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