Quattordicenne stuprata dal branco dopo una cena a Milano Marittima

Li ha riconosciuti tutti e quattro. Per quanto i ricordi di quella serata rimangano annebbiati da qualche drink di troppo mandato giù nel corso dell’uscita a cena con le amiche a Milano Marittima, li ha indicati come coloro che la notte tra il 7 e l’8 agosto di un anno fa hanno abusato di lei. Un branco composto da quattro giovani ragazzi residenti a Bologna, ora indagati per violenza sessuale di gruppo. La vittima, una ragazza ravennate che all’epoca non aveva ancora compiuto 15 anni, è stata sentita ieri mattina per la seconda volta nel corso di un incidente probatorio voluto dal giudice per le indagini preliminari Sabrina Bosi: un’udienza protetta nella quale la giovane, assistita dall’avvocato Cristina Magnani, ha dato fondo alla memoria per rimettere in ordine i pezzi di una nottata da incubo. Dall’altra parte dello schermo, ad assistere, c’erano tre dei quattro indagati con i rispettivi difensori; si tratta di un italiano, un sudamericano e due nordafricani tra i 18 e i 22 anni, fatta eccezione per il quarto non ancora maggiorenne, nei confronti del quale è probabile che verranno trasmessi gli atti alla procura per i minorenni di Bologna. Su ognuno di loro, lo scorso settembre, l’adolescente non aveva avuto dubbi; tutti, in qualche modo, avrebbero approfittato del suo stato dopo essersi appartati con lei nella pineta a pochi passi dal ristorante nel quale l’avevano conosciuta.

Gli abusi nel «bosco»

La vicenda era stata denunciata a un paio di mesi dai fatti, a inizio autunno del 2021. Un docente della scuola superiore frequentata dalla ragazza aveva segnalato il presunto abuso rivelato dalla studentessa durante una confidenza. Così, parte delle frastagliate informazioni iniziali erano confluite nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore Angela Scorza. I primi approcci - stando a quanto riferito - erano iniziati proprio all’interno del locale, per poi proseguire all’esterno, nei pressi di una panchina. A lungo andare, tuttavia, le attenzioni del gruppo si sarebbero fatte sgradite, tanto da portare le amiche dell’adolescente a cercare di allontanare il capannello maschile divenuto troppo molesto. L’adolescente avrebbe alla fine ceduto alle insistenza, dopo avere ricevuto una telefonata del ragazzo che effettivamente le piaceva; l’avrebbe incalzata dicendole, «non vieni... ti vengo a prendere?». Alla fine ha accettato di seguirlo in un’area verde che ha descritto come «un bosco» (probabilmente una zona pinetale nei pressi del locale). «In quel momento mi sembrava un ragazzo affidabile - ha detto la vittima al giudice -, non volevo essere scortese». Non immaginava, insomma, che a stretto giro li avrebbero raggiunti anche altri tre amici.

«Ho provato a calmarli»

Il branco non si sarebbe limitato ai palpeggiamenti. Di fronte agli abusi, la 14enne non ha avuto la forza di ribellarsi. La vodka, bevuta un po’ per gioco un po’ per sfida nei minuti precedenti, l’avrebbe portata a reagire in un modo che ieri ha cercato di giustificare: in particolare una frase del tipo «allora mi dovete pagare», che ha spiegato come «un modo per cercare di calmarli». Le indagini condotte dalla Squadra Mobile avevano fatto tesoro di un nome ricordato dalla vittima, quello del ventenne per il quale inizialmente aveva mostrato un certo interesse, risalendo poi al titolare del numero di telefono dal quale quella sera la ragazza aveva ricevuto l’invito a uscire all’esterno del ristorante; un piccolo dettaglio che si è rivelato prezioso per gli investigatori al fine di identificare tutti gli altri, anche attraverso i rispettivi profili social.

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