Quartetto Noûs al Ravenna Festival con Beethoven e Šostakovic

RAVENNA. Ancora un omaggio a Beethoven: nel 250° anniversario della nascita del compositore, Ravenna Festival si inoltra sempre di più nel suo catalogo creativo. Dopo il repertorio sinfonico e quello per pianoforte solo ecco che a trovare spazio sul palcoscenico della Rocca Brancaleone sarà quello cameristico, più intimo e raccolto, ma in un certo senso anche più “nobile”, quello per quartetto d’archi.
Beethoven e Šostakovic
Questa sera alle 21.30, il Quartetto Noûs affianca al beethoveniano Quartetto in fa maggiore op. 59 n. 1 detto “Razumowsky”, dal nome del nobile russo a cui fu dedicato nel 1806, il Quartetto in fa maggiore op. 73 n. 3 di Dmitrij Šostakovic, un’opera del 1946 eseguita per la prima volta a Mosca proprio nel giorno del “compleanno” del genio di Bonn, il 16 dicembre. E, coincidenze della storia, affidata al leggendario Quartetto Beethoven. Il Quartetto Noûs – ai violini Tiziano Baviera e Alberto Franchin, alla viola Sara Dambruoso e al violoncello Tommaso Tesini – è nato nel 2011, è stato insignito pochi anni dopo, nel 2015, del Premio Farulli e si è imposto in breve come uno dei più interessanti della sua generazione. Il concerto è dedicato anche alla memoria di Piero Farulli (1920-2012) nel centenario della nascita, come parte del progetto “Farulli 100”.
Esigenze esteriori
Se Beethoven era andato incontro ai desideri dell’influente e ricchissimo committente, facendo tesoro nell’ultimo movimento di questo Quartetto della schiettezza ritmica di un tema popolare russo, Šostakovicč invece, per non inciampare nella temuta e già sperimentata condanna di “formalismo” e quindi nella rigida censura sovietica, “decora” ciascun movimento del suo Terzo quartetto con un titolo, stilando una sorta di programma che rimanda apertamente alla guerra appena conclusa e ai suoi morti. Sono accomunati quindi, Beethoven e Šostakovic, da esigenze “esteriori” che con il gesto compositivo e con la natura più profonda della loro musica hanno veramente poco a che fare, ma che al tempo stesso non ne incrinano in alcun modo la straordinaria forza espressiva e l’intrinseco valore.
In questo, come nei tre Quartetti op. 59, Beethoven riesce a infondere alla pagina cameristica la grandiosità e il respiro che aveva conquistato nell’ambito sinfonico, approdando a un linguaggio decisamente nuovo – non a caso i contemporanei non li apprezzarono e il critico della «Allgemeine Musikalische Zeitung» li definì “opere assolutamente incomprensibili”.
Se la libertà è un miraggio
Per Šostakovic, invece, la libertà è un miraggio: la guerra è appena finita e lui, quarantenne, ha già sperimentato la censura staliniana, abbattutasi sulla sua Lady Macbeth nel distretto di Mcensk; non solo, anche la sua Nona sinfonia, del 1945, lieve e ironica, quindi irrispettosa dei patrioti caduti in guerra scatena contro di lui le solite accuse di “formalismo”. Si trova dunque quasi costretto a trasformare il Terzo Quartetto in un affresco celebrativo dei patrioti morti in guerra.
Biglietti: primo settore 15 Euro, secondo settore 10 Euro, under 18, 5 Euro. L’appuntamento è in diretta streaming su www.ravennafestival.live.
Info e prevendite: 0544 249244;

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