Quarant'anni fa il primo sciopero ecologico fu a Ravenna

Un’ora e mezza di fermo dal lavoro, con una manifestazione in piazza organizzata dal primo cittadino di allora, Aristide Canosani. Fu così il primo “sciopero ecologico” e si tenne a Ravenna il 22 febbraio 1980. Quarant’anni fa, esatti, molto prima del Friday For Future. Anche allora, tra l’altro, era un venerdì.


L’alluvione del 22 dicembre 1979


La protesta era contro una piaga che da almeno due decenni era all’ordine del giorno in città: la subsidenza. A scatenare lo sciopero fu l’alluvione che solo due mesi prima, il 22 dicembre 1979, aveva devastato l’intera costa romagnola. Furono colpite soprattutto Marina di Ravenna – dove quasi nessuna strada rimase all’asciutto–, Lido Adriano e Lido di Classe, dove un uomo in auto, circondato dall’acqua, morì di infarto. I danni furono enormi: cento miliardi di vecchie lire. Le zone industriali e portuali della città non vennero risparmiate dall’alluvione.


Subsidenza sotto accusa


L’abbassamento del suolo finì immediatamente sul banco degli imputati: le cronache dell’epoca ricordano che il territorio ravennate sprofondava di 7-11 centimetri all’anno e in vent’anni si era perso un metro di costa. La causa? Più che le estrazioni di metano quelle da falda acquifera. Infatti una delle prime richieste che veniva da Ravenna era completare in fretta l’invaso di Ridracoli (inaugurato nel 1982) per dare respiro al territorio.
Per quanto riguarda il gas, si era in piena crisi energetica e il tema era delicato: allora come oggi c’era chi ai convegni sosteneva una correlazione diretta, chi la riteneva secondaria e chi aveva dubbi.
Allo sciopero del 1980 parteciparono tutti i sindacati e le associazioni datoriali. Ravenna si sentiva dimenticata dal governo e chiedeva finanziamenti per pagare le opere di difesa della costa. Da quell’alluvione e da quella manifestazione nacque la Legge Ravenna, una legge speciale, la 845/1980 che fu approvata in dicembre. Permise opere di protezione della costa decisive: solo nel biennio successivo furono programmati lavori per 20 miliardi. Ancora oggi è considerata una legge valida, tanto che ne viene richiesto il rifinanziamento per pagare nuove opere di protezione.

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