Proteste e pugno in faccia all’arbitro a Ravenna

Ravenna

RAVENNA. Prima la sceneggiata, poi addirittura il pugno all’arbitro. Infine quella scarpa, a latere dell’incontro, che viene scagliata contro la moglie del direttore di gara. E’ il 18esimo di una partita fra amatori, campionato Csi, si gioca alla Rossetta. Fino a quel punto l’arbitro ha dovuto tirare fuori solo qualche cartellino, il match è tranquillo. C’è un fallo, su un giocatore della squadra di casa, l’Hacker fc. L’arbitro è Elhadji Cisse. Ha esperienza, arbitra da otto anni, di cui due nel Ravennate dopo che si è trasferito da Crema. Di nazionalità è senegalese.

«Un tesserato della squadra ospite, il Savio, protesta in maniera vibrante dalla panchina e addirittura entra in campo – spiega lo stesso arbitro interpellato ieri dal Corriere –. Poi mi dice una cosa che mi ha gelato: “tu non arbitri più, ti faccio vedere”. Io non mi scompongo e gli mostro il cartellino rosso, dicendogli “vai sotto la doccia, qui non sei a casa tua”. Lui si volta, poi si gira verso di me e fa per porgermi la mano. Io faccio per stringergliela e lui si butta a terra, iniziando una scenata ridicola». Poi il fatto più grave, ad opera di un giocatore del Savio: «Mi viene incontro e mi spintona, io non ho scelta: espulso pure lui – spiega ancora Cisse -. Mi volto e non mi accorgo che lui sta per scagliarmi un pugno: quando giro lo sguardo sento un colpo violentissimo. Non ho potuto fare altro che sospendere la partita».

Poco dopo la moglie dell’arbitro scende le gradinate della tribuna per sincerarsi delle condizioni del marito e lo stesso giocatore che ha appena colpito il direttore di gara si leva uno scarpino e lo scaglia contro la donna, anche minacciandola: «Vieni, ti faccio vedere», le viene detto. «Ero basito – prosegue ancora l’arbitro –, un fatto gravissimo che non mi è mai capitato in otto anni di carriera. Ovviamente sporgerò anche denuncia verso queste persone».

Cisse specifica che esclude qualsiasi matrice razzista del gesto: «Non ho sentito offese di tipo razzista – precisa -. Mi ha fatto molto effetto quel “tu non arbitri più”, ma io lo attribuisco a un moto di invidia. In molti campi mi fanno i complimenti perché sono scrupoloso, perché arrivo su ogni azione. Ma sia chiaro: io in Senegal ero militare di carriera, ho visto amici morire in guerra. Non mi intimorisco per un episodio del genere, anche se è incredibile che sia venuto da due persone adulte».

Oggi infatti Elhadji Cisse tornerà in campo: «Amo troppo arbitrare, non smetterei certo per una cosa simile. E poi mica tutti sono come quei due: vari giocatori del Savio, compreso il capitano, sono venuti a chiedermi scusa e a sincerarsi delle mie condizioni. E lo stesso ha fatto il capitano dell’Hacker. Per questo tipo di persone è bello arbitrare».

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