“Prosciutto crudele”: il Consorzio di Parma manda a processo gli animalisti ravennati in azione a Bertinoro

Tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 avevano pubblicato sul proprio sito e diffuso agli organi di stampa i video e le fotografie raccolti durante una spedizione in un allevamento di suini a Bertinoro: quelle immagini che mostravano i maiali in stato di deperimento, sormontate da titoli quali “Prosciutto crudele”, erano corredate da testi in cui si chiamava in causa anche il Consorzio a capo della filiera dell’affettato conosciuto in tutto il mondo. Per questo due attivisti ravennati dell’associazione Essere Animali, il presidente Simone Montuschi e il responsabile delle investigazioni Francesco Ceccarelli, si trovano ora dovere difendersi in tribunale dall’accusa di avere diffamato a mezzo stampa il Consorzio del Prosciutto di Parma, che nei loro confronti ha sporto denuncia e si è costituito parte civile con l’avvocato Massimo Piazza. A tutelare i due attivisti sono i legali Alessandro Ricciuti e Lorenzo Valgimigli, quest’ultimo sostituito in aula dal collega Filippo Plazzi. Nell’udienza di ieri davanti alla giudice Federica Lipovscek si è presentato come teste chiamato dalla difesa il veterinario Enrico Moriconi, per un quinquennio già garante dei diritti degli animali per la Regione Piemonte e noto per avere rivestito il ruolo di consulente tecnico nel cosiddetto processo “Green Hill” che fece scalpore in tutta Italia sollevando un ampio dibattito intorno alle condizioni degli animali ospiti dei canili.
Questa volta, però, si parlava di allevamenti intensivi e le domande dell’avvocato sono state tese in particolare a fare emergere quale fosse la situazione dei suini su cui i due animalisti avevano portato l’attenzione. Nella propria testimonianza il veterinario ha descritto un allevamento «con forte mancanza igienica, molta sporcizia e condizioni peggiorative determinate dall’affollamento nei box». Un contesto che, secondo il professionista, determinerebbe negli animali quella che viene definita scientificamente «etoanomalia da stress», vale a dire «comportamenti alterati come ad esempio l’aggressività». Ed è così che il veterinario ha spiegato quelle foto diffuse dagli imputati e ormai fatte oscurare, in cui era possibile notare, tra gli altri dettagli scabrose, ferite profonde sul posteriore di un suino. «Ogni animale – ha proseguito Moriconi – manifesta l’etoanomalia con l’organo più usato, che per il maiale è la bocca». L’assenza del cosiddetto «materiale di riempimento» nell’allevamento, solitamente paglia o segatura, sarebbe un’altra delle fonti di problemi per i mammiferi riscontrata dal veterinario: si tratta, infatti, di un elemento essenziale per consentire loro di svolgere una delle attività che preferiscono, grufolare, vale a dire frugare con il muso a terra in cerca di cibo. Le condizioni illustrate dal teste avrebbero così portato i suini a «sfogare lo stress mordendo le code» dei loro simili. Uno stress che, addirittura, «può sfociare in cannibalismo». La conclusione del processo è prevista per la primavera del 2023.

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