Prodi a Cesena: dopo la lezione, il pranzo alle Cucine popolari - FOTOGALLERY

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“L’Europa” è il titolo del libro di Romano Prodi, ma anche il tema al centro della conferenza che lo ha visto protagonista martedì mattina nell’aula magna di Psicologia. Ad ascoltarlo circa 300 studenti di quarta e quinta dei licei Righi, Alpi, del Versari-Macrelli e del Serra.

Introdotto dai saluti del sindaco di Cesena Enzo Lattuca, del presidente del Campus Massimo Cicognani e della presidente dell’Istituto storico della Resistenza Ines Briganti, Prodi ha raccontato agli studenti le sfide vecchie e nuove dell’Europa. La volontà da cui nacque l’Unione era quella di «stare assieme», «ma come si fa dopo che ci si è scannati per secoli?». Prodi ha riproposto quella domanda agli studenti per ammonirli su quello che sarà uno degli effetti più devastanti della guerra in Ucraina: «Sarà molto più facile ricostruire le case che far finire l’odio».

«Il primo obiettivo dell’Europa non era di tipo economico, ma portare pace nel continente», ha ricordato agli studenti. Il percorso per raggiungerlo passava anche dal superamento della miseria che affliggeva l’Europa post seconda guerra mondiale. «Non si tratta di un cammino semplice, ma adagio adagio lo abbiamo percorso». Il primo nucleo di 6 Stati da cui è partito questo percorso si è negli anni allargato fino a comprendere 28 Stati, diventati 27 quando il Regno Unito ha deciso per la Brexit, «quell’uscita dimostra che l’Unione Europea non è una gabbia».

L’Europea è «un pane cotto a metà», avvisa Prodi. «L’Europa ancora non ha una politica comune su politica estera e difesa. Il freno dell’Unione Europea è la regola dell’unanimità. Se non cambiamo rimarremo una grande realtà economica che ha al suo interno la pace, ma nel mondo non potrà contare molto».

Al momento delle domande gli studenti non si sono fatti cogliere impreparati. Una delle domande era sulla necessità di attualizzare i parametri di Maastricht, per riformarli ha detto Prodi, «serve un ministro dell’economia europeo». Diverse le domande anche sulla guerra in Ucraina, sull’empatia e la compattezza con cui l’Europa a saputo reagire e che manca, ha fatto notare uno studente, quando si tratta di altre guerre e dei morti nel Mediterraneo. «Sul piano dei diritti umani è una differenza che non ha giustificazioni. Il problema - ha risposto - è politico. Anche qui paghiamo la mancanza di una politica estera comune». Una domanda sulla richiesta di Svezia e Finlandia di entrare nella Nato ha stimolato la riflessione che ha concluso la giornata: «L’invasione dell’Ucraina ha risvegliato paure che non si vedevano da anni. Ora la tensione militare torna ad essere dominante. Quanti passi indietro abbiamo fatto in soli due mesi! Abbiamo bisogno ora di fare passi avanti e voi ragazzi ancora più di me».

Conclusa la lezione, Romano Prodi ha lasciato l’aula magna di Psicologia (non prima di essersi concesso, divertito, a qualche scambio con gli studenti e aver posato pazientemente per selfie foto di gruppo) per dirigersi alle Cucine Popolari, con lui anche la moglie Flavia Franzoni. Anche qui il professore non si è sottratto a foto e strette di mano. Dopo il pranzo prima dei saluti la visita alle cucine, la foto di rito con i volontari e la firma sul libro degli ospiti.

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