Processo a "Ubriachi di gas". Sgr chiede mezzo milione di danni

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Mezzo milione di euro da destinare in beneficenza. Il gruppo Sgr ha richiesto la somma a titolo di risarcimento all’interno del processo partito nei giorni scorsi e che vede imputate Marisa Grossi e Mirella Guzzo per diffamazione aggravata e turbata libertà dell’industria o del commercio. Le due donne sono rispettivamente moderatrice e amministratrice del gruppo Fecebook “Ubriachi di gas”, ovvero quella pagina social che ha raccolto oltre 11mila membri nel corso del tempo e nella quale erano stati contestati gli importi delle bollette del Gruppo Società gas Rimini, in particolare nel periodo da marzo 2019 a maggio 2019. Contestazioni che però, secondo la Sgr, difesa dall’avvocato Moreno Maresi, avrebbero oltrepassato il limite con una serie di post ritenuti diffamatori.

La campagna sui social

Tanto che l’amministratore delegato Bruno Tani aveva spiegato: «Si tratta di un’operazione che sta arrecando danni a Sgr. Viene sfruttato il malcontento delle persone che fanno fatica a pagare le bollette». E tra le accuse da cui si devono difendere Grossi e Guzzo, difese dall’avvocato Giovanna Ollà, c’è appunto anche turbata libertà dell’industria o del commercio, perché, sempre stando alla posizione di Sgr, le due avrebbero incitato gli iscritti a bloccare i pagamenti delle bollette, creando nei clienti confusione e impedendo la libera iniziativa economica.

La richiesta da 500mila euro

In questa prima udienza dibattimentale è stata quindi ammessa la stessa Sgr come parte civile ed è stata richiesta una provvisionale «da mezzo milione di euro: questi soldi andranno, nel caso sia accettata la richiesta, ad opere di sostegno alle persone più bisognose e crediamo sia una richiesta ragionevole perché la reputazione di un’azienda ha valore preponderante».

Le due imputate, come spiegato invece dal loro legale Ollà, restano ferme nella loro posizione e si dicono assolutamente estranee ai fatti contestati. E mentre da una parte Guzzo aveva chiarito: «La nostra unica intenzione era aprire una trattativa con Sgr e restare con l’azienda del territorio». Dall’altra Grossi aveva precisato: «Non abbiamo commesso nulla di ciò di cui ci accusano».

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