Primato “verde” Italia: all’avanguardia per l’economia circolare

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L’Italia è campione d’Europa per l’economia circolare. Un primato basato sulla produttività delle risorse (ogni chilo di risorsa consumata genera 3,3 euro di Pil, contro una media europea di 1,98 euro) e sulla percentuale di riciclo di tutti i rifiuti (al 68%, nettamente superiore rispetto alla media europea), ma che deve cedere al sopravanzare della Spagna per quota di energia rinnovabile utilizzata rispetto al consumo totale di energia. Il rapporto del Circular economy network (Cen) del 2021 mostra ancora un’Italia impegnata nella produzione circolare, ma che non tiene del tutto il passo rispetto ad altri Paesi dell’Unione europea che stanno crescendo di più e più in fretta in questo settore. L’Italia è seconda, dopo la Germania, per riciclo dei rifiuti urbani (al 46,9% nel 2019, secondo i dati Ispra); è seconda, dopo la Francia, per tasso di utilizzo circolare di materia (al 19,3% nel 2019); ma soprattutto è sopravanzata da Spagna, Polonia e Germania nella valutazione di investimenti e occupazione. L’Italia detiene però un triste primato negativo: è ultima fra le grandi economie europee per numero di brevetti: nel 2016 i brevetti italiani depositati sono solamente 14, rispetto a un totale di 269 dell’intera Unione europea. Come sostenere, quindi, questo primato italiano un po’ traballante nel settore dell’economia circolare? Due aree presentano ottime prospettive: la sharing economy e il settore della riparazione e riutilizzo.

Forme di consumo che promuovono il passaggio dal possesso dei beni all’uso di servizi, incentivando il noleggio e il leasing per apparecchiature d’ufficio, computer compresi, sono da sostenere. In questo settore l’Italia ha già numerose imprese attive, ma il loro fatturato è a livelli più bassi rispetto alle altre realtà europee. La sharing mobility è in crescita, con un notevole incremento dei veicoli a zero emissioni, grazie alla condivisione di auto e scooter elettrici, con una flotta che passa dai 620 mezzi del 2015 ai 7000 del 2019. Sul fronte della riparazione e riutilizzo l’Italia conta già oltre 25000 aziende attive. Un risultato importante, ma con margini di incremento ancora significativi. Il riutilizzo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche andrebbe notevolmente aumentato. Se si prolungasse di un anno la vita di tutti gli smartphone dell’Ue - dice la Commissione europea - farebbe risparmiare 2,1 milioni di tonnellate di CO2 all’anno (pari all’eliminazione dalla circolazione di un milione di auto). Lo stesso vale per i prodotti tessili. Aumentare la vita utile di un capo indossandolo il doppio delle volte ridurrebbe del 44% le emissioni di gas serra, notevolissime in questo settore, superiori a quelle generate dal traffico aereo e navale mondiale.

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