Preservare la biodiversità con una rete di monitoraggio

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Preservare la biodiversità significa preservare il Pianeta e l’uomo. Se la biodiversità è minacciata, lo sono infatti anche la nostra qualità di vita e il nostro sostentamento perché gli ecosistemi ci forniscono cibo, materie prime ed energia, ma solo finché rimangono intatti. Il bacino del Mediterraneo, in particolare, è un patrimonio di biodiversità, un ecosistema fra i più importanti al mondo, definito dalla World Conservation Global “biodiversity hotspot”. Ospita circa il 20% della ricchezza floristica globale, 17.000 specie marine diverse e più di 2.000 specie arboree ogni 15.000 kmq di porzione di macchia, nonostante copra un’area totale pari solo al 2% della superficie terrestre e sia bagnato solo dallo 0,82% di tutte le acque del globo.

Focalizzandosi su questa area così ricca ma tra le più minacciate e vulnerabili del Pianeta Terra, Bruno De Cinti, esperto forestale dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri (Iret) del Cnr, in un articolo dell’Almanacco della scienza del Cnr, spiega come si può salvaguardare la varietà biologica grazie a due progetti Life - programmi dell’Unione Europea dedicati alla salvaguardia dell’ambiente – dei quali l’Istituto è partner.

Per comprendere e contrastare minacce quali incendi, introduzione di specie aliene, inquinamento e soprattutto il progredire del cambiamento climatico è di cruciale importanza impostare una rete di monitoraggio che, tramite adeguati indicatori, fornisca la variazione nel tempo degli effetti sugli ecosistemi terrestri di tali disturbi. «Un esempio di tali indicatori – argomenta De Cinti - è la chimica fogliare, che permette di conoscere la disponibilità di nutrienti per la pianta e, contestualmente, la sua capacità di assorbirli nonché la complessità di alcune comunità animali, quali quelle di insetti, uccelli e pipistrelli». In questo contesto, il Cnr-Iret con il progetto Life MODERn-NEC si propone di testare nuovi indicatori legati alla biodiversità valutandone l’efficacia, anche in relazione ai disturbi legati all’inquinamento atmosferico. Con la direttiva Nec, infatti, l’Europa stabilisce che è necessario ridurre le emissioni antropogeniche nell’aria e monitorare gli effetti dell’inquinamento e della contaminazione atmosferica anche sugli ecosistemi forestali e acquatici, attraverso una rete di siti di controllo.

De Cinti illustra poi il progetto LIFESPAN, che «ha l’obiettivo di implementare, all’interno di foreste produttive, un sistema economicamente sostenibile, quindi realmente applicabile, mirato alla salvaguardia della biodiversità tutta, usando come ‘innesco’ i saproxilici, ovvero quegli organismi che in almeno uno stadio della loro esistenza sono legati alla presenza di legno morto». Una soluzione molto innovativa per proteggere i boschi naturali e la straordinaria complessità che rappresentano, in quanto realtà in grado di ospitare innumerevoli organismi, ciascuno dei quali svolge un ruolo ben preciso, che permette a tale ecosistema di reagire costantemente alle sollecitazioni e alle minacce alle quali è sottoposto.

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