Predappio, addio a Genunzio Silvagni, simbolo del motociclismo italiano


La notizia è arrivata all’improvviso e ha sconvolto i cittadini di Fiumana: è morto a 89 anni Genunzio Silvagni, il campione di motociclismo, che negli anni ’50 fece sognare migliaia di giovani con le sue vittorie in sella a Laverda, Mv Agusta e MotoBi. Un malore improvviso lo ha strappato alla vita, mentre era in spiaggia a Lido Adriano dove amava trascorrere molto tempo in estate. «Non aveva problemi di salute, era in forma, non so come sia possibile, - afferma la moglie Mara affranta - Stamattina (ieri, ndr) stava benissimo, è andato in spiaggia come sempre, amava il suo mare e qui a Lido Adriano stava bene. Non c’ero quando si è sentito male, è successo tutto all’improvviso, è incredibile». La famiglia di Genunzio Silvagni aveva già subito un grave lutto a febbraio di quest’anno con la morte del figlio Marco a 62 anni, figura di spicco del panorama locale, noto per la sua passione contagiosa e per il suo instancabile impegno nel promuovere la cultura della bicicletta. E proprio per ricordare Marco il paese si stava muovendo per organizzare un’iniziativa il 26 agosto. Poi ieri la brutta notizia, Genunzio Silvagni lascia la moglie Mara e i figli Fabio e Federica, entrambi lontani dalla Romagna in questi giorni.
Moto e auto non avevano segreti per Genunzio Silvagni, cresciuto nell’officina del padre e del nonno dove il cuore batteva allo stesso ritmo dei motori che aggiustava. Prima la passione per le due ruote, con la conquista di tre titoli italiani e un Motogiro negli anni Cinquanta, poi quella sulle quattro ruote sui quali ancora si cimentava in gare di regolarità come navigatore ma in passato anche come ottimo pilota. Ha collaborato all’organizzazione del Rally della stampa, del Gp Nuvolari e con vari enti tra i quali la scuderia Le Fonti e l’Aci Forlì a fianco di Salvatore Gioiello.
In mezzo, una vita piena di emozioni, sempre vissuta con grande umiltà. Silvagni era nato e residente a Fiumana ed era un romagnolo tutto d’un pezzo, umile e schietto come un bicchiere di Sangiovese. Era amato da tutti in paese, tanti lo chiamavano “Maestro”. Era il campione vero, quello che non si era mai montato la testa, pronto ad ascoltare tutti e sempre con l’orecchio teso per sentire la “musica” di qualche motore. Genunzio non è stato solo un campione delle due e quattro ruote, è stato anche collaboratore per 15 anni della squadra di calcio del suo paese, per anni socio del Panathlon prima di Forlì e poi di Cesena. Inoltre, alla fine degli anni ’50 era uno dei componenti delle mitiche “Ruote veloci forlivesi” personaggi ospitati per una battuta di caccia a casa di Pietro Spazzoli (Pirè), concessionario di moto di Forlì. Una foto storica che amava mostrare ai giornalisti lo ritrae con Nino Assirelli, Ercole Baldini, Pietro Spazzoli, Alberto Assirelli e Arnaldo Pambianco. I funerali si svolgeranno probabilmente giovedì, ma non c’è ancora la conferma.