Predappio. "La mia maglietta Auschwitzland? Era una protesta contro chi lucra sui quei posti"

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«Quella maglietta l’avevo indossata altre volte, è una protesta contro chi lucra su luoghi dove sono avvenute tragedie, non solo Auschwitz». Lo ha detto ieri in Tribunale Selene Ticchi, la ex militante di Forza Nuova che il 28 ottobre 2018 prese parte a Predappio al raduno per l’anniversario della marcia su Roma indossando una maglietta con la scritta “Auschwitzland”, adattata alla grafica Disney. Nell’udienza davanti al giudice Marco De Leva la donna ha raccontato la sua versione del caso. Pochi minuti prima che il processo venisse aggiornato a gennaio 2023 quando probabilmente si arriverà alla sentenza. «Quella mattina – ha detto in aula – la casa era sottosopra perchè mio marito il giorno dopo doveva andare in ospedale per un intervento. Mi hanno invitata a Predappio. Ho preso una maglietta, ma era rotta così ho preso quella. L’avevo indossata altre volte, era stata acquistata anni prima. Rappresenta una protesta contro chi lucra sui luoghi dove sono avvenute delle tragedie». In aula erano presenti l’avvocato difensore della donna, Daniele D’Urso, e il pubblico ministero Laura Brunelli. Il procedimento contro Selene Ticchi era nato dalla denuncia presentata dall’Anpi e da altre associazioni per l’esposizione da parte delle donna, residente nel Bolognese, della ormai famosa maglietta con la scritta “Auschwitzland” e per la quale il tribunale di Forlì aveva notificato un decreto di condanna firmato dal giudice Monica Galassi che commutava la pena di 4 mesi in una multa da 9.050 euro e al quale il legale D’Urso si era opposto, portando al dibattimento. L’accusa contestava la violazione dell’articolo 2 della legge 205 del 1993, contro le discriminazioni razziali. Il processo si era aperto nei mesi scorsi subito con uno scontro in aula: l’avvocato difensore di Selene Ticchi, Daniele D’Urso, aveva ricusato il giudice Anna Fiocchi perchè, secondo la tesi del legale messa agli atti, non avrebbe mostrato la dovuta imparzialità nella fase di costituzione di parte civile da parte dell’Anpi, in aula esposta dall’avvocato Antonio Giambrone che rappresenta l’associazione nazionale partigiani insieme al collega Emilio Ricci.

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