Oltre 600 educatori in cerca di stabilità e retribuzione adeguata, al via la protesta. La prima campanella suonerà il prossimo 15 settembre ma il giorno precedente vedrà protagonisti gli educatori che nell’arco di tutto l’anno scolastico sostengono gli allievi con disabilità. Proprio il 14 settembre verrà organizzato, un presidio davanti alla prefettura di Rimini, dalle 10 alle 11.30. A salire sulle barricate sarà il personale che, assieme agli insegnanti di sostegno, garantisce l’inclusione scolastica anche nell’ambito delle competenze trasversali dei ragazzi e della loro socializzazione con il gruppo classe.
La mobilitazione nazionale
A Rimini si schiera al loro fianco il sindacato Fp Cgil, intanto in contemporanea si svolgeranno altri presidi non solo in Emilia-Romagna ma in tutta Italia. Un coro unanime che si inserisce nell’ambito della mobilitazione nazionale per rivendicare un lavoro stabile, compensi adeguati e la valorizzazione delle professionalità degli educatori e degli operatori che lavorano nelle scuole di ogni ordine e grado.
Laureati all’angolo
Ma qual è la loro carta di identità? A illustrarla è Eugenio Pari, funzionario del comparto socio educativo che segue le cooperative sociali per il sindacato. In primis, Pari punta i fari su circa 600 lavoratori distribuiti sull’intera Provincia di Rimini, tutti laureati, sottolinea e occupati all’interno di appalti pubblici gestiti quasi esclusivamente dalle cooperative sociali. Una condizione lavorativa precaria, la loro, della durata di circa 9 mesi all’anno, anche per chi ha contratti a tempo indeterminato.
Nessuna stabilità oraria dunque né retributiva, rimarca ancora Pari.
Tante le variabili: dalla presenza degli alunni con disabilità nell’anno scolastico, incluse le malattie durante le quali alcune scuole invitano gli educatori a tornarsene a casa, mentre in altri casi è assicurata solo la metà della retribuzione. Senza dimenticare che nei periodi di chiusura scolastica il personale resta a casa senza compenso. In questo senso Fp CGIL ha raggiunto importanti risultati, con il cosiddetto “educatore di plesso” per esempio a Rimini e Cattolica, facendo in modo che l’orario dell’educatore non dipenda dalla presenza o meno dell’alunno o studente seguito.
Precarietà a 360 gradi
Altro scoglio? Gli spostamenti su più istituti, anche nella stessa mattinata. L’obiettivo del sindacato, prosegue Pari, «è assicurare la corretta contrattualizzazione e il giusto inquadramento professionale, oltre al diritto a partecipare ai consigli di classe assieme a tutti i docenti».
Tasto dolente la retribuzione che, prosegue Pari, va dai 9 ai 9,40 euro lordi all’ora. L’orario full time delle cooperative sociali è di 38 ore a settimana, ma per gli educatori «nel migliore dei casi parliamo di 30 ore di lavoro settimanale, a fronte di estati in cui restano con le mani in mano e devono sperare che venga loro offerta la possibilità di lavorare nei centri estivi, altrimenti devono riciclarsi in altri lavori stagionali, dal gelataio al cameriere nonostante i titoli di studio, visto che si tratta di personale altamente qualificato e laureato in toto».
Gli sforzi in lockdown
Un riconoscimento è stato raggiunto, grazie al sindacato, ma solo in caso di laurea come educatore socio professionale. Dispiace, conclude Pari, «che tutti si siano dimenticati degli sforzi profusi dal comparto, durante il lockdown, quando gli educatori con mezzi propri si recavano a casa dei loro allievi, per aiutarli nello studio ma anche a affrontare un momento storico senza precedenti».