Da Prato a Forlì e Ravenna, stroncato giro di scarti tessili

Forlì

Gli scarti tessili provenienti dal comparto manufatturiero di Prato abbandonati in comuni sacchi neri per l’immondizia in capannoni industriali di Emilia Romagna e Veneto. E’ quanto ricostruito dai militari del Nucleo investigativo dei carabinieri forestali di Modena insieme ai colleghi di Pavullo nel Frignano, coadiuvati da quelli di Bologna, Ferrara, Ravenna, Reggio Emilia, Forlì Cesena, Prato, Livorno, Padova, Venezia, Vicenza, Treviso, Rovigo, Verona, Mantova e Perugia, nonché dai militari del Comando Provinciale Carabinieri di Mantova. Stroncato un traffico illecito di rifiuti speciali costituiti da cascami e ritagli di tessuti che ha portato a due misure cautelari degli arresti domiciliari disposti dal gip di Bologna a carico di due soggetti italiani a capo dell‘organizzazione criminale e alla perquisizione e conseguente sequestro di 24 siti, in esecuzione di provvedimenti delegati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna, nella persona del sostituto procuratore Stefano Orsi, che coordina le indagini.

“L’illecito smaltimento dei rifiuti speciali ottenuti dalle lavorazioni tessili consisteva nel trasformare attraverso fittizie operazioni di recupero i rifiuti in materia prima secondaria o sottoprodotto, per poi trasportarli ed abbandonarli all‘interno di capannoni industriali, il tutto all‘insaputa degli ignari proprietari ai quali è stato così arrecato un ingente danno economico, costituto sia dalla preclusione alla disponibilità dell’immobile sia delle eventuali onerose spese di smaltimento/recupero dei rifiuti abbandonati. Senza ovviamente considerare il potenziale, ulteriore danno che poteva derivare dall’eventuale incendio di detto materiale - spiega una nota dell’Arma -. I due arrestati, di 53 anni e 40 anni, erano i principali fautori del sodalizio criminale: attraverso quotidiani e plurimi contatti telefonici, pianificavano e gestivano quella che può a tutti gli effetti definirsi come una vera e propria “attività imprenditoriale” dedita alla gestione di rifiuti attraverso società di cui avevano l’utilizzo ed il controllo senza ricoprire in esse alcuna carica o ruolo: la disponibilità delle aziende è costituita dal fatto che i reali rappresentati legali/titolari firmatari risultino essere dei meri “prestanome” e che il reale ruolo decisionale fosse in capo ai due soggetti. L’organizzazione si componeva poi di autotrasportatori compiacenti e soggetti impiegati come manovalanza presso i vari capannoni di destinazione dei rifiuti tessili, generalmente costituiti da dipendenti di suddette aziende. Le società di cui i due avevano disponibilità, sia perché controllate direttamente o perché complici, sono risultate essere utilizzate non solo per emettere documenti inerenti la movimentazione dei rifiuti, ma anche per utilizzarne

indebitamente i titoli autorizzativi in ambito di gestione rifiuti. La strategia adottata e perpetrata al fine di eludere ed evitare i controlli nonchè per dare una parvenza di legittimità alle operazioni era quella del considerarli e classificarli sin dalla partenza come “sottoprodotto” o “materia prima secondaria”, a fronte di operazione di recupero mai avvenute. Ad oggi sono stati posti sotto sequestro oltre 9.000 metri cubi di rifiuti speciali di natura tessile”.

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