Povertà a Imola, crescono le richieste di aiuto alle associazioni

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La fragilità economica e sociale è una condizione in cui, testimoniano le associazioni di volontariato, si può incappare all’improvviso. È ancora presto per avere il quadro completo delle persone che quest’anno hanno chiesto un aiuto ma i dati dell’emporio solidale di No sprechi, della Croce Rossa e della Caritas aiutano a farsi un’idea. Non è stata solo la guerra in Ucraina a causare un aumento delle persone in difficoltà. Anche il mercato degli affitti ha fatto la sua parte e, «sebbene il reddito di cittadinanza lasciasse fuori un milione di poveri, dati gli effetti positivi dalla sua introduzione ci aspettiamo arrivi da noi qualche persona in più con la modifica della misura», commenta il direttore della Caritas Alessandro Zanoni.

No sprechi

L’emporio solidale in via Lambertini organizza l’aiuto alimentare in rete che le dieci associazioni in esso riunite, tra cui Caritas e Croce rossa, ma anche Auser, Santa Caterina e Trama di Terre, offrono a chi si rivolge loro e alle famiglie segnalate dall’Asp, con un Isee sotto i seimila euro. «Quest’anno abbiamo avuto 400 famiglie all’attivo, cioè abituali: 1.300 persone in tutto di cui tra i 400 e i 450 minori – riporta il presidente di No sprechi Alfonso Bottiglieri –. In più, da marzo ad agosto abbiamo gestito 150 famiglie ucraine, circa 240 persone. Ora restano circa 80 nuclei, circa 160 persone».

I dati sembrano più positivi dello scorso anno, quando senza la guerra all’emporio andavano 500 famiglie: «Non credo siano calati i poveri. Siamo passati dal 2019 da 350 a oltre 450 famiglie. L’anno scorso però è stato particolare: c’era chi veniva in Audi a fare qualche spesa per difficoltà temporanee dovute alle chiusure momentanee dell’attività, e ci fu un’ondata di spese coi ristori – spiega Bottiglieri –. Le difficoltà di quest’anno, in cui abbiamo speso l’85% in più del 2021 in materie prime, ci hanno portati a garantire una spesa al mese al posto delle dieci dell’anno scorso».

Caritas

Non ha ancora chiuso i registri ma «fino alla settimana scorsa si sono rivolti al centro di ascolto della Caritas diocesana 820 nuclei. Una cinquantina sono nuove famiglie ucraine, altre erano già censite perché conoscevamo un parente sul territorio», spiega Zanoni. L’aumento rispetto agli oltre 700 nuclei del 2021 è dovuto «sì al conflitto ma anche al mercato immobiliare molto rigido che non si adatta alla mobilità dei contratti di lavoro, con redditi anche buoni ma a tempo determinato. Molti inoltre hanno ristrutturato la proprietà grazie ai bonus dando le disdette delle locazioni. Un caso estremo ma significativo è quello di una famiglia in affitto da 20 anni il cui padre aveva un contratto indeterminato. Per la ristrutturazione si è trovata senza un tetto ed è stato più facile per loro trovare casa e lavoro in Inghilterra piuttosto che un altro affitto qui».

Croce Rossa

Anche allo sportello della Croce Rossa di Imola si sono rivolte più persone: «772 fino a novembre, di cui 450 donne – racconta la presidente Fabrizia Fiumi –. Negli ultimi due anni eravamo intorno alle 150 famiglie all’anno. Quest’anno invece siamo arrivati a 245 nuclei: 179 italiani per lo più mononucleari e 66 stranieri in maggioranza plurinucleari. Vi sono compresi i 73 nuclei ucraini ma si sente anche il nuovo effetto dei servizi che offriamo ai senza tetto, per rinnovare il permesso di soggiorno o per compilare il curriculum».


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