Porto Ravenna, record: oltre 27 milioni di tonnellate movimentate nel 2021

RAVENNA Un record che racconta il buon momento dell’economia. Il porto di Ravenna supera i 27 milioni di tonnellate movimentate nel 2021, vette mai toccate nemmeno nell’anno migliore: il 2006, prima della grande crisi. Un risultato che la stessa Autorità portuale non si aspettava. Da marzo 2020 a ottobre 2021, si evidenzia nel report annuo, «l’escalation è stata senza precedenti. Se si pone il punto zero al primo marzo 2020, ad arrivare al punto di massimo del sette ottobre 2021 si arriva ad una crescita di quasi il 1060%. C’è poi stata una fase discendente alla fine del 2021 ma da gennaio in poi i tassi sono tornati a salire».
Il vero confronto del 2021 va fatto con il 2019 perché il duro lockdown del 2020 aveva portato al crollo dei traffici. Per questo motivo stupisce di più la crescita del tre per cento acquisita sul 2019 rispetto a quella, di oltre 20 punti percentuali, del primo anno di pandemia. Si torna quindi ai livelli pre Covid, superando i dati del 2019, piuttosto stagnanti ma pur sempre privi delle limitazioni dell’ultimo biennio. Allora ci si fermò a 26,256 milioni di tonnellate.

A trainare il traffico merci è il settore dell’edilizia e quello metallurgico. I materiali da costruzione, con 5,689 milioni di tonnellate movimentate, sono in crescita del 39,7% rispetto allo stesso periodo del 2020 e hanno superato del 13,3% i livelli del 2019. In crescita in particolare, le importazioni di materie prime per la produzione di ceramiche del distretto di Sassuolo, pari a 5,160 milioni di tonnellate. Continua anche il buon andamento dei prodotti metallurgici che, nel 2021, sono in crescita del 45,8% rispetto allo stesso periodo del 2020, con 7,423 milioni di tonnellate e superiori ai livelli del 2019 del 16,4%.

A soffrire ancora sono invece i container, anche a causa della difficile congiuntura internazionale che blocca questo traffico. I container (la cui unità di misura standard è il Teus, che equivale ad un contenitore da venti piedi) sono in calo rispetto al 2019 del 2,4% (rispetto allo scorso anno la crescita è invece del 9,3%). I container pieni sono stati 162.552 (il 76,3% del totale), in crescita dell’8,4% rispetto al 2020 ma ancora inferiori (-4,1%) rispetto a quelli del 2019.

Così si spiegano le difficoltà del settore: «A livello europeo, c’è difficoltà a reperire materie prime e stock di rifornimento, trasportare un container da un porto della Cina a un porto del Mediterraneo oggi costa anche sei volte di più rispetto all’anno scorso, i tempi di consegna sono raddoppiati». A pesare sono anche le rigide norme cinesi dovute alla pandemia, che rallentano la filiera del trasporto. Autorità portuale parla di «un mix letale»: dopo il lockdown è esplosa la domanda ma mancano sia nuove navi, in arrivo solo nel 2022, sia gli stessi contenitori vuoti da riempire per le spedizioni. A questi problemi si aggiunge la carenza di autisti per guidare i tir che portano le merci nei porti.

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