Porto. A Ravenna accelerano gli investimenti ma frena la zona logistica

Se Rfi e Anas stanno accelerando sui lavori infrastrutturali a servizio del porto di Ravenna, e se lo stesso cantiere per l’hub portuale del Candiano corre con la possibilità di chiudere in anticipo, a frenare è la Zona logistica semplificata. Da tempo approvata dal consiglio regionale, è ancora in attesa del decreto governativo per istituirla. Il porto ravennate è stato protagonista di un workshop organizzato questo pomeriggio da Confindustria Emilia nell’ambito della due giorni “Farete” e l’assessore regionale alle Infrastrutture Andrea Corsini, prendendo atto che “ci potrebbe essere un’anticipazione di due anni sui lavori di approfondimento dei fondali”, aggiorna sugli investimenti in corso sul fronte ferro e gomma. 

Nel 2024, precisa, dovrebbero partire i primi interventi di potenziamento delle dorsali ferroviarie in destra e sinistra canale. Entrambi gli interventi sono “finanziati anche se non sono allo stesso livello di iter di autorizzazione”. Comunque “siamo all’ultimo miglio”. Non solo: il governo ha confermato il finanziamento da tre miliardi di euro per l’Alta velocità sulla tratta Bologna-Castel Bolognese, che permetterà di liberare spazio sulla linea storica. Negli ultimi due anni “c’è stata un’accelerazione importante da parte di Rfi e terremo monitorata la situazione”. Sul versante stradale anche Anas ha accelerato, continua Corsini: sono partiti i lavori di allargamento della tangenziale ravennate e nel 2024 toccherà alla Classicana, due stralci finanziati per “adeguare la rete stradale a servizio del porto”. La “nota negativa”, conclude l’assessore, è la mancanza del decreto di istituzione della Zona logistica semplificata del porto: “Sarebbe un’occasione persa e stiamo sollecitando il ministro competente Raffaele Fitto. Speriamo che questa azione porti all’autorizzazione definitiva entro qualche settimana”. 

Il presidente del gruppo Sapir Riccardo Sabadini. Ravenna è “l’unico porto d’Italia” con una grande dotazione di aree pronte per essere sviluppate per la logistica. E proprio con questo plus punta a conquistare le imprese dell’Emilia e non solo. In particolare “noi abbiamo 100 ettari e l’Autorità di sistema portuale 150”, spiega il presidente del gruppo Sapir Riccardo Sabadini caldeggiando l’alleanza logistica-manifattura. Si tratta di “un’occasione da non perdere, occorre ragionare su aree e magazzini per una logistica evoluta alla quale le aziende che creano prodotti possono concorrere”. Serve insomma “un’idea diversa del rapporto tra manifattura e logistica”. Anche perché, gli fa eco il direttore dell’Autorità di sistema portuale Mario Petrosino, “tra quattro anni il Candiano sarà un altro porto”, anche grazie ai collegamenti ferroviari e stradali e a una manifattura più attenta. “Speriamo che le aziende emiliane trovino interesse”. Ci conta anche il Comune e l’assessore al Porto Annagiulia Randi è sicura che per la città ci sarà un “enorme beneficio”, in particolare grazie alle aree di logistica. Senza dimenticare gli altri investimenti: il terminal crociere a ottobre conterà per esempio 100 toccate per 300.000 passeggeri, mentre con l’Autorità si ragiona sull’opportunità di un mobility manager da area portuale. Ravenna punta sul Candiano e la città, conclude, ha ora “consapevolezza” del potenziale del suo porto.

Il presidente di Confindustria Emilia Valter Caiumi. Il porto di Ravenna “può diventare la nostra casa”. Il presidente di Confindustria Emilia Valter Caiumi raccoglie la richiesta di interesse che arriva dal Candiano, con molte aziende emiliane che al momento preferiscono gli scali del Tirreno. Nel suo intervento al convegno “Ravenna il porto dell’Emilia-Romagna” sottolinea che i diversi investimenti in corso, “sapere che si draga, che si interviene sulle infrastrutture, è quello che occorre per diventare il porto d’Italia e il porto della regione”. Da questo punto di vista, aggiunge, è fondamentale la sostenibilità. Per il collega di Confindustria Romagna Roberto Bozzi il Candiano è in “grande laboratorio”, non solo per porto e logistica, anche chimica, industria pesante, rigassificatore, estrazione di gas, hub dell’energia verde, captazione di Co2. E se c’è bisogno di infrastrutture, tra terra e rotaie, conclude, occorre anche puntare sulle “vie del mare” come sta facendo l’associazione a livello nazionale. 

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