Ravenna, funzionario del Ministero stacca e rivende marche da bollo accumulando 30mila euro

La truffa che era riuscito a organizzare era tanto semplice quanto efficace e consisteva nello staccare le marche da bollo dalle pratiche di passaporto già definite, per poi rivenderle sottobanco. In questo modo, in poco meno di quattro anni sarebbe riuscito a intascarsi la bellezza di 30mila euro, a forza di marche da 73,50 euro. Al centro della vicenda c’è un amministrativo del Ministero degli Interni, ora a processo con l’accusa di peculato. L’uomo, 57enne originario di Ravenna, all’epoca dei fatti – quelli contestati risalgono tra il 2016 e il 22 febbraio del 2019 – si trovava in servizio come operatore amministrativo all’interno della Questura di Ravenna e, più precisamente, si occupava di tutta la modulistica riguardante la formazione, la stampa e la consegna dei passaporti. Quelle pratiche, per l’appunto, prevedono l’apposizione di una marca da bollo del valore di poco superiore ai settanta euro ed è qui che il 57enne avrebbe visto la possibilità di mettere in piedi un lucroso affare.

L’indagine

Secondo l’accusa quando i cittadini si presentavano al suo sportello per consegnare tutta la documentazione relativa alle pratiche per il passaporto, il funzionario staccava la marca apposta su una delle pratiche già definite e teneva per sé quelle nuove e intonse consegnatagli da chi aveva difronte in quel momento. A questo punto il gioco era fatto perché, una volta in possesso di quella carta-valori, non avrebbe fatto altro che rivenderla a qualcun altro che si fosse presentato sprovvisto in questura, riuscendo così a monetizzare il bene. Nell’accusa di peculato mossa nei confronti dell’imputato gli viene contestato di aver alterato la bellezza di 415 pratiche, per un totale di guadagni illeciti che superano i 30mila euro. L’indagine è partita all’inizio del 2019 in conseguenza di una segnalazione fatta da una collega, che un giorno l’aveva sentito maneggiare dei soldi con una persona allo sportello e, per questo motivo, aveva deciso di segnalarlo i suoi superiori. Dopo aver informato il pubblico ministero Angela Scorza, la polizia ha dato il via alle indagini, perquisendo la casa del funzionario, dove hanno trovato le centinaia di pratiche a cui aveva staccato le marche da bollo (le portava a casa per evitare che qualcuno potesse scoprirle in ufficio).

L’ammissione

Sentito dagli inquirenti, l’uomo ha fin da subito ammesso le sue colpe, giustificando quel comportamento con un grave problema di tossicodipendenza da cui era affetto in quel periodo e per il quale, da alcuni anni, è impegnato in un percorso di recupero. Dopo il rinvio a giudizio, ieri mattina si è aperto il dibattimento davanti al collegio presieduto dal giudice Cecilia Calandra – a latere Antonella Guidomei e Andrea Chibelli –, durante il quale il pubblico ministero e l’avvocato Claudio Cicognani, che difende il 57enne, hanno fatto le prime richieste per l’ammissione delle prove. Attualmente il funzionario ravennate a processo non è stato sospeso dal servizio, tuttavia non lavora più alla questura di via Berlinguer, perché è stato trasferito a Bologna.

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