"Poesie e luoghi dell’anima": Lucilla Giagnoni per Pascoli

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Si annuncia una serata di alta poesia, stasera alle 21.15 nella corte di Villa Torlonia a San Mauro. L’attrice Lucilla Giagnoni è ospite del tradizionale appuntamento dell’Accademia Pascoliana, per un evento unico pensato per il luogo evocativo. Poesie e luoghi dell’anima: Giovanni Pascoli è il tema del recital con cui l’attrice guida alla scoperta di un Pascoli intimo, profondo, «dal rituale sciamanico». Daniela Baroncini, presidente dell’Accademia Pascoliana, annuncia «di voler fare sentire il potere del canto di Pascoli attraverso la voce, nei luoghi del quotidiano e familiare, e nella trasfigurazione quasi metafisica che in Pascoli quei luoghi acquistano, tra Romagna e Barga, tra versi legati alla sfera intima e familiare e grandi classici».

La fiorentina Lucilla Giagnoni (1964), novarese di adozione, è attrice che ricerca la profondità. Dalla Bottega di Gassman al Teatro Settimo, Lucilla è diventata volto popolare quest’anno, quando Rai 5 ha presentato la lettura dei suoi 100 canti della Divina Commedia. Un’opera gigantesca, prima donna ad avere affrontato integralmente la Commedia, nata durante il lockdown 2020. Giagnoni ha così sviluppato il suo primo lavoro sulla Commedia, “Vergine Madre”, nato nel 2001 all’indomani della distruzione delle Torri gemelle e presentato nel giardino di Casa Pascoli nel 2008.

Lucilla, dalla Commedia di Dante alla poesia di Pascoli, quali connessioni?

«Ce ne sono e di forti, profonde, “esperienziali”. Dante col suo corpo vivo si confronta con l’aldilà dell’ultra carne; Pascoli altrettanto lo vive vibratamente; con parole meravigliose ci dice quello che io ho provato in vent’anni a contatto col fiorentinaccio Dante, che ci mostra cose per le quali ha patito lui per primo. Altrettanto succede a Pascoli, quando nel saggio La Minerva dice “ho veduto quello che ha veduto Dante”. Sono intuizioni esoteriche e simboliche, il poeta romagnolo parla di “divinazione”, io di sciamanesimo. È una capacità di entrare e uscire da mondi, di connessione di piani diversi di coscienza. Parole che Pascoli pronuncia con entusiasmo, come se avesse trovato la pietra filosofale».

In che modo dunque desidera avvicinare il pubblico a una ulteriore scoperta del poeta Giovanni Pascoli?

«Daniela Baroncini dell’Accademia, collaboratrice competente e fantastica, mi ha presentato un percorso di lettura di poesie molto bello e intenso. Lo faccio precedere da un mio percorso esperienziale; vorrei portare al pubblico la mia esperienza di Dante, intesa come esperienza umana della poesia. Perché veramente il gesto della poesia secondo me salverà il mondo! Provo a spiegarlo in questo percorso lirico».

In che cosa percepisce la dimensione ultraterrena che avvicina Pascoli a Dante?

«Ad esempio nel suono della parola; Pascoli vi percepisce una vibrazione cosmica, così come quando inserisce il “chiù” dei morti nell’Assiuolo: “sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un sussulto, com’eco d’un grido che fu. Sonava lontano il singulto: chiù..”. Crea silenzio con il suono di una S sibilante, ma aggiunge anche il rumore del fru fru tra le fratte; crea cioè un continuo dinamismo dei suoni, che è il dinamismo della molteplicità dell’essere che nel suono della parola manifesta il suo esistere. Più filosoficamente, nella “Ode alla cometa di Halley” dichiara una vicinanza all’Alighieri: “E Dante fu nessuno Terra non più, Cielo non più, ma il Niente Il Niente o il Tutto: un raggio, un punto, l’Uno. (Gennaio 1910)”. Come a dire: quando tocchi l’infinito ti annulli, entri nell’infinito».

Che tipo di recital poetico ne uscirà?

«Mi piacerebbe che tutto l’ascolto, costruito con una partitura musicale sotterranea delicata di Paolo Pizzimenti, accompagni il pubblico in una dimensione “trans” di ascolto. Vorrei davvero che il pubblico riuscisse a entrare in altri mondi, lasciando le vesti quotidiane, ma toccando insieme a Pascoli altre realtà».

Ha registrato i cento canti danteschi in un teatro chiuso per lockdown con indomita energia. Qual è il suo pensiero conseguente al lungo periodo pandemico?

«Bisogna sapere mutare sguardo. La complessità del nostro sistema fa sì che ogni tanto si presentino temi di paura da (e per) governare. Bisogna imparare a vivere al di là della paura sottile e quotidiana che toglie energia». Gratuito.

Info: 0541 934084

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