Plastica, se non bastano le parole

C'è qualcosa che non va. La plastica (almeno quella che finisce in mare), a parole, non piace più a nessuno. C’è una mobilitazione trasversale sempre più vasta, dai più giovani di Fridays for future ai più storici ambientalisti, senza schieramenti politici o partitici. Ci sono segnali di una sempre maggior presa di coscienza da parte dei pescatori, c’è la piena collaborazione degli operatori di spiaggia (certo, sollecitata dai limiti imposti dal Comune, ma comunque importante). C’è la riflessione dei consumatori sempre più attenti agli imballaggi dei loro acquisti e così via… Poi, però, c’è anche una zona franca: le feste post laurea all’università. Lo spettacolo che offrivano venerdì pomeriggio le strade limitrofe all’università è indegno.

La segnalazione del comitato Basta plastica in mare (per voce del presidente Manuela Fabbri) è stata immediata: «Le “sparacoriandoli” da mesi sono vietate da un’ordinanza comunale, poiché i coriandoli sottili di plastica, difficilmente vengono fermati e filtrati, e vanno direttamente al mare attraverso le fogne. E da mesi nessuno interrompe lo scempio che avviene per ogni laurea in Piazzetta Teatini. Ed è la dannosissima microplastica della quale si nutrono i pesci e, ovvio, entra nella catena alimentare. Nessuno di competenza interviene. Né la direzione, né la didattica, né gli uscieri di UniBO, così come neppure la Polizia Municipale da noi inutilmente interpellata per l’ennesima volta. Chiederemo al Rettore di occuparsene aderendo al nostro protocollo d’intesa Romagna plastic free / 2023. Potrà servire far capire agli studiosi di Turismo - questa la facoltà dei laureandi - che non violentare il mare è utile, oltre che alla natura al marketing turistico appunto?»
L’assessora Anna Montini giustamente sui social si indigna: «Inutile plastica che finisce nei mari. Smettiamo di comprarli», commenta, per poi richiamare più tardi la stessa università a una maggior responsabilità e più impegno. Ma poi? Niente… Eppure basterebbe poco, basterebbe fare rispettare la specifica ordinanza del Comune che fa riferimento (oltre che ai mozziconi di sigaretta) proprio “ai coriandoli in plastica e altri prodotti similari (es. stelle filanti in plastica, cannoni spara coriandoli in plastica; elenco non esaustivo), che oltre ad imbrattare e ledere il decoro urbano, inquinano, intasano chiusini e creano un danno all’ambiente. Inoltre con le piogge grandi quantità di queste piccole parti di plastica finiscono in mare attraverso gli scarichi andando a contaminare l’ambiente marino sino ad alterarne la catena alimentare”. Ma come fare per far rispettare un’ordinanza? Non serve tanta indignazione sui social o a parole, ma forse basterebbe la presenza di un vigile in certe occasioni. E la collaborazione dell’Università. Le lauree non sono rave party a sorpresa organizzati di nascosto all’insaputa di tutti… Se il rispetto per l’ambiente non lo insegna l’istituzione scolastica, proviamo con i verbali e le multe.

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