Pizzolante: "Partiti indecenti sulle spiagge, fa bene Draghi"

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Nel luglio del 2017 l’onorevole Sergio Pizzolante (insieme al collega Tiziano Arlotti) aveva firmato la legge di riforma delle concessioni balneari, approvata alla Camera e arenatasi al Senato, all’ultima curva del governo Gentiloni. La battaglia dei bagnini contro la direttiva Bolkestein, in verità, era iniziata addirittura nel 2009 e Pizzolante, per 12 anni in Parlamento, l’ha sempre seguita in prima persona.

Onorevole Pizzolante, che cosa ne pensa delle ultime polemiche?

«I partiti sulle concessioni hanno assunto una linea impresentabile e indecente. Stanno mettendo in difficoltà il governo nel momento in cui, di fatto, siamo impegnati in una guerra. Così si indebolisce l’esecutivo e si toglie credibilità al premier Draghi in una vitale partita per la libertà in Occidente».

Cosa ne pensa delle scelte dei partiti?

«L’impuntarsi della Lega e di una parte di Forza Italia, su questo tema, è volutamente fuorviante. La verità è che a certi politici, del destino dei bagnini non gliene frega nulla. Lo usano solo come ulteriore elemento di contrasto della linea Draghi sulla guerra, per tentare di indebolirlo. Ma non è una novità. Per alcuni politici la linea tenuta sugli stabilimenti balneari è pura propaganda. Tutte le scelte fatte, compresa l’ultima proroga al 2033, si sono rivelate un danno per i bagnini».

Perché un danno?

«Perché era evidente da tempo che non si sarebbe potuti andare avanti a colpi di proroghe. La Corte di Giustizia europea ha detto con chiarezza che le proroghe equivalgono al rinnovo automatico delle concessioni in totale contrasto con il diritto Ue. Le sentenze dei tribunali italiani hanno ribadito lo stesso concetto. È stata portata avanti una linea folle: questi "pifferai" hanno fatto cadere i bagnini in mare dai mosconi, sapendo benissimo che l’unica strada possibile era quella di procedere con le evidenze pubbliche, portando dentro le gare i criteri di tutela della professionalità dei balneari, del rispetto degli investimenti e del riconoscimento del valore commerciale delle imprese. Tutto quello che c’era scritto nella legge Arlotti - Pizzolante. Tra l’altro mi risulta che nel Ddl Concorrenza questi principi vengano sostanzialmente accolti. Ora continuare sulla linea demagogica dei rinnovi all’infinito è totalmente fuori dal mondo: così si continuano a danneggiare le imprese dicendo la bugia colossale di volerlo fare in loro favore».

Cosa sta facendo il governo per i balneari?

«Ciò che è stato prodotto in questi ultimi mesi assomiglia molto al nostro provvedimento del 2017 e non si poteva fare altrimenti. I punti fermi erano: tutela delle imprese dentro le gare, rispettando i principi del diritto europeo e persino la sentenza della Corte di giustizia che bocciava i rinnovi automatici ma concedeva agli Stati la possibilità di far valere questioni di interesse nazionale (articolo 12, comma 3 della Bolkestein) riconoscendo il valore del legittimo affidamento. Vale a dire che gli imprenditori che hanno compiuto investimenti sulla base delle leggi dello Stato non possono venire cancellati con un tratto di penna da altre leggi dello Stato. Avevamo costruito una legge che tutelasse le imprese rispettando i dettami dell’Europa. Chi dice che ci sono altre strade, racconta bugie colossali».

Che cosa ne pensa della fiducia posta dal presidente del consiglio sul decreto?

«Draghi ha assolutamente ragione e fa bene a porre la fiducia. Non portare a casa questo provvedimento sarebbe un delitto».

Il governo ha altre strade per chiudere la questione?

«No. Ora più che mai è necessario porre la fiducia sul provvedimento. Così un po’ di gente sarà costretta a tornare a cuccia».

È possibile trovare un accordo politico?

«Non esiste. Se ne discute da oltre 10 anni e siamo ancora qui. Ci sono persone ragionevoli, come i bagnini di Rimini - che mi hanno sempre seguito su questa strada - e hanno capito che le gare sono inevitabili e diventa necessario sforzarsi di trovare una soluzione restando nelle regole, concentrarsi sui contenuti delle gare e sul riconoscimento del valore delle imprese. Ma c’è anche chi ha la pretesa di conservare le concessioni a vita a prescindere dagli investimenti compiuti. È un dialogo fra sordi ed è arrivato il momento di prendere delle decisioni, ma va fatto adesso perché ci sono in gioco i fondi del Pnrr e la credibilità dell’Italia sul fronte di guerra».

C’è un partito, che più di altri, è vicino alla soluzione?

«Non voglio indicare un gruppo piuttosto che un altro. Si sappia però che quello dei balneari è un tema trasversale. Non c’è un partito più illuminato di altri: oggi esiste uno stato di necessità, e cioè quello di superare la procedura d’infrazione aperta dall’Europa. Per questo serve la fiducia: per evitare di minare la credibilità del nostro Paese».

Entro poche settimane si voterà nella sua Riccione. Da onorevole che cosa pensa che accadrà?

«Non me ne occupo».

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