Pizzolante: Maxi canoni, cronaca di una ingiustizia

Ci sono trecento imprese circa, in Italia, che vivono una tragedia, da tredici anni, per colpa di uno stato e di una dinamica della democrazia degradata e degradante. Sono le imprese dei cosiddetti pertinenziali. In Romagna sono locali storici come il Rockisland, il Coconuts, il Barge, Gher, Fino, Gambero Rosso, La Lampara ed altri. Sono vittime dell’ignoranza e delle perversioni della politica, della informazione, dello stato. Che fanno morire le imprese. Con la legge finanziaria del 2007, si approva una norma sbagliata. Per le concessioni demaniali dei cosiddetti “incamerati”, solo per loro, non per tutti, attenzione, si applicano dei canoni nuovi, con l’adozione dei valori OMI. Valori che portano i canoni da poche migliaia di euro all’anno, a cifre che arrivano intorno ai centomila euro. Perché? Quelle concessioni hanno una struttura, un bene immobile, che lo stato ha incamerato, alla fine di un modello di convenzione-contratto. Io privato faccio un investimento, prima il canone era basso per ammortizzare l’investimento, poi deve crescere.
Per circa trecento imprese è cresciuto troppo. Milioni di debiti. Perché i valori Omi sono una camicia non buona per tutte le misure. Circa 10 anni fa, nella legge finanziaria propongo un emendamento per risolvere il problema. Mi dicono che non si può fare, sarebbe un condono. Spiego che si tratta di un errore evidente, da sanare. Sbatto contro il muro del Mef e di un pregiudizio diffuso verso la categoria.
Passo in avanti, si può intervenire, non sulla revisione della norma, perché questa è demandata alla riforma complessiva dei canoni, ma sui contenziosi in atto. È giusto. Perché i canoni demaniali sono una giungla indecente, alcuni pagano poco più di trecento euro, altri oltre 100 mila. Faccio approvare una norma che regola i contenziosi con riduzioni che vanno dal trenta al sessanta per cento.
Nel frattempo, tutta la stampa nazionale e molte forze politiche gridarono allo scandalo: condono fiscale in spiaggia. Non era vero. Ma andiamo avanti. Respiro, per un po’ di aziende. Però, puoi regolare il contenzioso per gli anni passati, ma se poi non fai la riforma i canoni tornano al galoppo. Ma la riforma dei canoni è difficile, perché è difficilissima quella delle concessioni. Storia che conosciamo. Nasce un problema ulteriore. Per chi non riesce a pagare, scatta la decadenza, per morosità. Allora, sempre nelle more della riforma che deve arrivare, propongo, insieme al collega Tiziano Arlotti, una norma per bloccare le decadenze in attesa della riforma. La norma passa. Come? Un film. Alle tre di notte, durante la discussione della Legge di Stabilità, di 5 anni fa circa, chiedo a Maurizio Lupi, mio capogruppo (ero il suo vice), di sostituirlo nella riunione dei capi gruppo con il governo, che si tiene nella stanzetta adiacente la Commissione e dove si decidono le cose. Accordo con la Boschi. Si fa. Ma succede l’incredibile. L’assessore alla legalità del Comune di Roma, il giudice Sabella, alle 4 di notte scrive una nota dicendo che quella norma favoriva la mafia di Ostia. Falsissimo! Si torna indietro! Mediazione, si esclude Ostia, come amministrazione commissariata. È fatta. Ma la stampa scrive, comunque, che si favoriva la mafia. L’anno successivo, sempre con Arlotti, proponiamo una norma per bloccare anche i canoni. Intanto stavamo preparando la legge Pizzolante- Arlotti, per la riforma complessiva. C’è un problema di copertura economica. Proponiamo l’aumento minimo dei canoni, per tutti, a 2500 euro. Accordo, faticoso, con i gruppi di maggioranza e con il governo. Ma la Ragioneria Generale dello stato lo boccia. Perché? Tenetevi forte. Non si riesce a calcolare il valore dei 2500 euro per tutti i canoni, perché l’Agenzia del Demanio non sa quali e quante sono le concessioni. Non riesce a calcolarlo. Pazzesco.
Si arriva poi alla legge di riforma complessiva. Dove è prevista l’abolizione dei valori Omi ed è indicata la soluzione per i contenziosi. Passa alla Camera ma si blocca al Senato. Fine legislatura. Dopo due anni caotici si arriva all’emendamento di qualche giorno fa, che abolisce le vecchie norme con aumento dei canoni minimi a 2500 euro. Bene. No! I giornali titolano alla scandalo. Condono! Servizi giornalistici incredibili, pieni di ignoranza ed informazioni false.
Tutto si blocca di nuovo al Senato.
La politica imbelle. Lo stato malato. La democrazia una ipotesi.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui