Pizzolante: isteria Covid

Editoriali

Fra qualche mese faremo i conti e scopriremo che l’isteria Covid ha fatto più danni e più vittime del Covid stesso. Siamo lontanissimi dai numeri di marzo. Ci sono il quadruplo dei positivi perché c’è il più del quadruplo dei tamponi. E in molti casi i tamponi sono doppi, tripli, o di più, molto di più, sulla stessa persona. Inoltre, più dei due terzi non sono malati. E fra i malati la gran parte sono lievi. Perché allora il panico? Perché allora si affollano i pronto soccorso? E quante persone si ammalano e muoiono per il Covid e quante persone muoiono o non guariscono per il panico e l’isteria Covid?

Persone che hanno altre malattie ma non vengono visitate, ospedalizzate, curate, operate. Diremo poi dei danni economici. E dei danni sulla psiche dei commercianti, dei lavoratori, degli imprenditori, degli studenti.
Un mese fa circa, faccio un autoesempio, sono andato al Pronto Soccorso, con febbre e un forte tremore, e con la paura di una possibile infezione che un anno prima mi aveva portato in Sepsi. Una infezione generale che porta al coma e alla morte.
Al Pronto Soccorso non c’era quasi nessuno. Due o tre pazienti. Della mia paura, della mia preoccupazione, per quello che mi era successo un anno prima, quasi non interessava a nessuno. Sono stato parcheggiato in isolamento in una stanza per ore. Procedura Covid. C’era il medico ma io non l’ho visto. Per ore e ore. Le cose sono diventate normali, visita approfondita, ricerca sul caso pregresso, cura, assistenza accurata, professionale, ottima, solo dopo la negatività del tampone. Prima sarei potuto morire di Sepsi, senza rientrare nella casistica Covid, però. Caspita che fortuna. E il Pronto Soccorso era libero.
Chi lo ha frequentato in questi giorni mi dice di aver trovato una situazione infernale.
Conosco persone morte per tumori non più curati o operati durante la primavera passata.
E quanti infarti non hanno superato le procedure Covid? E i tempi di Pronto Soccorso iper affollati.
Perché succede tutto questo?
Diciamolo, per inettitudine. È un fenomeno mondiale, non solo italiano, si dice. Certo. Ma solo in Italia, i telegiornali dedicano 25 minuti su 30 all’epidemia. Solo in Italia, i Talk si dedicano quasi esclusivamente, quasi tutti, al Covid. Solo in Italia imperversano decine, centinaia, di “esperti”, di virologi, di epidemiologi, ovunque, in qualsiasi ora del giorno. Con ben in vista nella libreria alle spalle, il proprio libro sull’epidemia da promuovere. In Germania parlano due persone. In Inghilterra pure. In America, Fauci.
Solo in Italia arrivano provvedimenti a pioggia, di Governo, Regioni, Comuni. Scomposti e ripetuti.
Questa è l’isteria, che provoca più danni del Covid. Oltre alla salute, meno 12% di Pil. Fra i peggiori del mondo.
Questa analisi tende a sottovalutare la pericolosità dell’epidemia? No, al contrario, significa prenderla sul serio. Maledettamente sul serio. Serve un governo all’altezza. Di un caso storico di salute pubblica e di emergenza economica. Una stampa più responsabilità, “esperti” che sappiano comprendere il tragico ridicolo delle interviste con proprio libro esposto. Per dirci che dobbiamo lavarci le mani. E poco altro.
Nei mesi passati abbiamo avuto l’impressione di essercela cavata. Perché siamo stati tre mesi fermi. Con 12 per cento di Pil in meno, però.
Non possiamo più fermarci. Almeno non così. Dobbiamo trovare uno spirito e comportamenti da unità nazionale. Questo è il modo migliore per difenderci dal mostro. Per prenderlo sul serio. Non con gli sceriffi, la paura, lo spettacolo macabro dell’isteria collettiva. Dobbiamo proteggere i più fragili e andare avanti. Con serietà e responsabilità. Valori persi, che dobbiamo ritrovare.
Che possono salvarci la vita.

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