Pizzolante: il Covid e la risacca giustizialista

Perché gli albergatori e i bagnini sono preoccupati delle conseguenze penali e delle disposizioni Inail, nel caso in cui un cliente li dovesse accusare di aver contratto il virus a casa loro?
Perché un dirigente di banca attiva procedure infinite per concedere 25 mila euro di prestito, seppur garantito al 100% dallo stato?
Perché i medici e i dirigenti sanitari e i responsabili delle Task Force, chiedono l’immunità penale per l’esercizio delle loro funzioni?
Perché siamo dentro una risacca giustizialista.

Cosa è una risacca? Il moto dell’onda del mare, si compone di due momenti - flusso e riflusso. La risacca è il secondo: dopo che l’energia dell’onda si è infranta sull’ostacolo a riva, la massa d’acqua ritorna indietro scompostamente, trascinando con sé tutto ciò che incontra.
Per trent’anni abbiamo alimentato l’onda, il flusso, giustizialista. Un’onda che ha travolto tutti coloro che ci faceva comodo eleggere a responsabili di tutto ciò che non ci piaceva. I politici, più di tutti. E gli imprenditori e le “élite”. E abbiamo eletto a salvatori della patria i Di Pietro, i Travaglio e i Grillo, i cantori del flusso. Abbiamo sposato le tesi di Davigo. Non ci sono innocenti ma colpevoli in attesa di essere scoperti. E gli assolti, colpevoli che l’avevano fatta franca. Tutti, o quasi, abbiamo giudicato solo sulle onde delle accuse. Tutti, o quasi, abbiamo dato il benvenuto a leggi iper penaliste.
Alla messa al bando delle garanzie e a decenni di civiltà giuridica.
Quanti hanno gioito per la condanna a 7 anni di galera per il presidente delle Ferrovie dello Stato, per un incidente su un tratto di ferrovia? Così, sulla base di “responsabilità oggettive”. Quanti hanno fatto festa per la (ingiusta) messa sotto inchiesta dei consiglieri di amministrazione di una banca che ha concesso un prestito ad un aeroporto, in una città romagnola, per non far nomi.
Quanti hanno applaudito, quando sono stati inquisiti gli scienziati che non hanno previsto il terremoto dell’Aquila? Abbiamo bisogno di colpevoli. Di capri espiatori. Così ci sentiamo meglio. Per questo abbiamo arricchito conduttori televisivi che hanno alimentato l’onda di una coscienza popolare giustizialista. Televisioni e giornali che hanno chiesto a gran voce di avere leggi a disposizione delle teorie di Davigo e company.
Reati generici, associativi, ambientali, di influenza, preventivi, iper colpevolisti. Responsabilità sempre più “oggettive”, per via “logica”, con pene preventive, con massima discrezionalità interpretativa delle Procure. Inchieste e show che vivono più su i giornali che nei tribunali. Con pena anticipata.
Fino a quando tutto questo ha riguardato figure pubbliche, politici, imprenditori di grandi aziende, élite, l’onda è cresciuta senza ostacoli.
Adesso l’onda ha incontrato un ostacolo, il Covid. E abbiamo la risacca. Quelle norme, le inchieste preventive, le responsabilità oggettive, l’azione delle procure, i titoli dei giornali, possono colpire tutti. Il riflusso. Che può trascinare con sè tutto ciò che incontra.
Il bagnino, l’albergatore, il dirigente bancario, il medico, il capo ufficio, il capo di una azienda grande, media, piccola. Tutto.
E quindi tutti chiedono, con molte ragioni, l’immunità penale.
Poi ci si mette anche l’Inail, che definisce “infortunio” il contagio. E la frittata è fatta.
Il presidente dell’Inail dice che se l’imprenditore dimostra che il virus non è stato contratto in azienda non ci sono rischi. Un genio!
Dimostrare come? Quando? Dopo quali accuse, dopo quanti titoli di giornali? Dopo quante commesse perse? Dopo quanti clienti scappati via?
Ecco, siamo ad un paese che ha paura dei mostri che ha creato. Un paese che ormai fa fatica a difendersi da se stesso, che bombarda la propria esistenza, che non riesce più a scansare le mine che ha disseminato nel proprio cammino.
Che cerca l’immunità per legge, per difendersi dalle proprie leggi. E dallo show della giustizia spettacolo.
Da una coscienza popolare incosciente.
Ecco, bisogna sminare, per tornare a camminare.
*già parlamentare

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