Pizzolante: genesi di un paese che si è perso

Editoriali

Nelle prossime settimane sapremo quale virus ha infettato di più l’Italia. Se il coronavirus o il meluzzivirus o il mariagiovannamaglievirus o il mediasetvirus o il travagliovirus o il lasettevirus o l’unovaleunovirus o il gilettivirus o ilportichiusivirus o l’intolleranzavirus o il mariogiordanovirus o il rizzoestellavirus o il davigovirus o uno dei tanti virus simili che attraversano la penisola da trenta anni circa. Sapremo quali virus non sono “isolabili”, contenibili. Per quali non c’è cura possibile.

Vedremo se il coronavirus diventerà pandemia in Italia, in Europa e nel mondo, vedremo per quanto tempo, con quante vittime. Oppure se, secondo processi naturali, si attenuerà, come, sembra, stia già succedendo in Cina, dove il picco più alto sembra ci sia stato fra fine gennaio e inizi di febbraio.
Vedremo quali degli scienziati hanno, in questi giorni, meglio compreso quello che sta succedendo. Se Burioni, più preoccupato e pessimista o Ilaria Capua o Maria Rita Gismondo, del Sacco, di Milano, le quali parlano di sindrome influenzale, in gran parte lieve, con delle complicazioni possibili, per soggetti con gravi patologie già esistenti. Ma con mortalità inferiore, di molto, alle normali forme influenzali. Vedremo se sarà risultata vincente la strategia italiana dei controlli a tappeto, alla ricerca del virus, che ci ha portato in testa al mondo, in poche ore, per contagi riscontrati o la scelta di altri paesi di andare a vedere come intervenire solo sui casi conclamati di malattia più grave. Vedremo se avrà avuto ragione il Premier Conte, quando sostiene di essersi fatto “guidare” dagli scienziati o altri Premier che hanno guidato loro, informati dagli scienziati.
Ma ciò che appare chiaro è che gli altri virus italici sono destinati a perdurare.
Tutto quello che vediamo, i supermercati svuotati, le farmacie prese d’assalto, le scuole chiuse, ogni attività sociale di aggregazione proibita, è figlio dei virus italici, “dell’italica”, più che del virus cinese.
Per carità di patria e per questioni di spazio lascio stare l’esame dei virus più idioti, i meluzzivirus, per intenderci. Dove chi è affetto dalla malattia porta a fare paragoni fra l’ingresso del coronavirus in Italia con gli ingressi dei migranti. E’ l’unovaleuno fra virus ed essere umano.
Senza accorgersi del paradosso, che, in queste ore, stanno chiudendo i porti e le frontiere ai veneti e ai lombardi.
Prova che “l’Italica” può invadere il mondo in modo più aggressivo del corona virus.
Ma l’Italica è molto di più e molto di peggio.
Perché stiamo chiudendo tutto o quasi? Le scuole, gli eventi, intere città. Cosa che non avviene altrove. Nemmeno in Giappone e in Corea. Creando così un oggettivo allarme. Perché chi governa, chi deve decidere, ha paura. Un contagio conclamato in una scuola o allo stadio potrebbe avere effetti destabilizzanti in un Paese che si è perso. Ricordate il terremoto in Abruzzo? Gli scienziati che non l’hanno previsto (non è prevedibile) sono stati inquisiti. E sui giornali e nelle televisioni si scatenò la caccia al colpevole, fra gli scienziati, fra gli amministratori, fra coloro che non chiusero gli alberghi o le scuole.
Quindi chiudiamo le scuole e gli stadi.
L’Italica è anche l’aggressione mediatica e giudiziaria e burocratica che paralizza il paese e lo rende debole e imbelle. E irresponsabile per paura delle responsabilità.
L’Italica è anche la demonizzazione trentennale dei partiti, dei corpi intermedi, dei parlamenti, dei governi, dei leader politici, da parte dei travagliovirus, degli stellaerizzovirus, dei davigovirus e di altri, che ci hanno portato a non credere più a niente e non avere più fiducia di nessuno a non prendere in considerazione le competenze di chi studia, degli scienziati, delle istituzioni, di chi governa. E allora assaltiamo supermercati e farmacie e ci affidiamo all’imbonitore televisivo e crediamo alle fake più strampalate sul virus e a tutti coloro, in ogni campo, che le sparano più grosse.
Abbiamo indebolito la scuola e abbiamo distrutto e demonizzato, appunto, tutti i luoghi dove gli italiani si formavano una coscienza critica e i giornali, non tutti, e le televisioni, non tutte, sono diventati caricature dei social peggiori.
Sconfiggeremo il coronavirus, ne sono sicuro.
L’Italica? Sono pessimista.

*già parlamentare

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